Domani sciopero della benzina. E si alza il polverone

Sul prezzo di benzina e gasolio ci sono le grandi manovre: domani è il gran giorno dell'Aci, che ha proclamato lo sciopero degli automobilisti, invitandoli a non fare rifornimento per tutta la giornata per protestare contro le troppe tasse sui carburanti (sono ormai il 60% del prezzo alla pompa). Dunque, nel mirino c'è il Governo. Che da qualche giorno – sarà un caso – col ministro Corrado Passera ha rilanciato gli inviti ai petrolieri a contenere i prezzi (la cosiddetta moral suasion che periodicamente fa capolino nelle politiche energetiche italiane senza che si riesca a completare la ristrutturazione della rete di distribuzione dei prodotti petroliferi). Dunque, il Governo rilancia la palla. E stamattina ha avuto man forte dall'Antitrust, che ha chiesto la pubblicazione sul web dei prezzi di tutti i distributori (ma non dovrebbe provvedere il Governo stesso, da anni?).


Si può discutere all'infinito su chi abbia torto e chi ragione, su chi abbia cominciato prima a far impennare i prezzi, su chi sia stato più inerte per decenni e per quali motivi. Nel polverone, qualcuno potrebbe tirare fuori la vicepresidenza Aci per anni affidata a Pasquale De Vita, per gli stessi anni uomo-simbolo delle compagnie (all'Eni e alla presidenza dell'Unione Petrolifera). Ma la protesta dell'Aci non riguarda i prezzi in generale, bensì la loro componente fiscale, che da poco più di un anno si è appesantita più volte per vari motivi. Inoltre, alcuni studi recenti hanno mostrato che le accuse alle compagnie sulla "doppia velocità" (rapidissime a far salire i prezzi quando il petrolio rincara, lente a tagliarli nella situazione opposta) sono per ora infondate. Anche se c'è sempre chi rispolvera l'argomento.

In ogni caso, che il problema oggi siano le tasse è dimostrato dal fatto che all'iniziativa dell'Aci aderiscono sia i petrolieri sia i gestori, che negli ultimi tempi hanno tra loro un rapporto più conflittuale del solito. Per non parlare dell'adesione delle associazioni dei consumatori, che normalmente si schierano contro compagnie e gestori.

Qualcuno potrebbe parlare di tardiva protesta di un Aci che da decenni vive anche dei compensi dell'esazione del bollo auto e dell'Ipt, per cui è parte integrante del sistema fiscale che oggi attacca. Potrebbe pure ipotizzare che si tratti di un'iniziativa mediatica del neo-presidente, Angelo Sticchi Damiani, in cerca di visibilità.

Ma il dato di fatto è che rincarare le accise è troppo facile in un Paese dove far pagare le altre tasse è sempre troppo difficile: le pompe dei distributori sono sempre state un bancomat per decine di governi, di ogni colore ed estrazione. E, fino a quando troppe zone non avranno serie alternative alla mobilità automobilistica, si penalizzeranno ingiustamente milioni di persone, tanto più con la crisi che già non sta consentendo a molti di trovare i soldi per l'assicurazione obbligatoria e quindi li fa circolare completamente scoperti: una bomba sociale. Solo dopo aver risolto questi problemi potremo essere nel giusto invocando ulteriori aggravi fiscali sui prodotti petroliferi, per disincentivare la mobilità individuale. Dovremo passarci per forza, prima o poi. Ma non ora.

  • 59Raf |

    …se e’ una proposta dell’ACI domani faccio il pieno …….

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