C’è stato un tempo, nel design dell’auto, in cui sono andati di moda i gruppi ottici posteriori messi il più in alto possibile (ovviamente non sulle tre volumi) e sviluppati in verticale. Così si favorisce la visibilità di frecce e stop da parte di chi segue e si riduce il rischio di tamponamento, si diceva. Parole sante. Erano i primi anni Novanta, quelli del debutto dello stop centrale obbligatorio, della prima Fiat Punto e della Volvo 850-V70, per esempio. Poi, si sa, le mode passano. E, di fronte all’estetica, la sicurezza può attendere. Guardate qui.
Questa è la Infiniti QX50 (quella che sta uscendo dal mercato, tra qualche mese arriva il modello tutto nuovo). Nonostante i gruppi ottici principali non siano proprio piccoli (e come potrebbero esserlo, in una crossover?), un’importante appendice è stata confinata nel paraurti. L’altra sera me n’è capitata davanti una in mezzo a nebbia e traffico e non è stata una bella esperienza intuirne le manovre.
Cerco il pelo nell’uovo di un modello rarissimo in Italia? Può darsi. Ma non mancano casi più diffusi, come quello dell’Alfa Romeo Mito (anche se qui il problema è dovuto più al disegno dei fari e all’uso dei led, ma il paradosso è che parliamo di un’auto derivata proprio dalla Fiat Punto). E nemmeno certe moto, come la Mv Agusta Brutale, brillano.