Fa impressione vedere una semplice Volkswagen Golf cadere da un viadotto autostradale uccidendo una bimba con la sua mamma e leggere che secondo la Polizia stradale il guard-rail di quel viadotto era a norma. La tragedia è avvenuta sulla curva del viadotto Riccio, una delle più difficili dell’intera A14 (760 chilometri), con l’aggravante che sotto c’è il vuoto. Nonostante questo, c’è ancora un guard-rail progettato quarant’anni fa. Avrebbero dovuto sostituirlo almeno due anni fa, nell’ambito della riqualificazione delle barriere su tutta la rete di Autostrade per l’Italia: il quinto macrolotto, la cui procedura d’appalto è iniziata a settembre 2011, comprendeva anche vari punti della A14, tra cui il tratto compreso tra i chilometri 392 e 413. Il viadotto Riccio sta al chilometro 403.
Una serie di circostanze analoga a quella che ha portato a morire 40 persone neanche un anno fa, precipitando dal viadotto Acqualonga dell’A16. Anche questo tratto era stato riqualificato nell’ambito del quinto macrolotto. E anche in questo caso la barriera era rimasta quella precedente. Sostituirla sarebbe costato almeno quattro-cinque volte in più rispetto a una di pari lunghezza in un tratto standard di pianura: c’è da scegliere un modello particolarmente robusto e contenitivo e c’è da montarlo lavorando su un viadotto.
Dunque, a quanto pare, anche nel caso dell’A14 vediamo che Autostrade per l’Italia ha ritenuto di non intervenire in un punto pericoloso nemmeno nell’ambito della riqualificazione delle barriere, che è uno degli impegni che la società ha preso con lo Stato per ottenere il rinnovo della concessione che le consente di essere il maggior gestore autostradale del Paese e di incassare pedaggi che i governi di cui alla fine i governi concedono annualmente il rincaro. Col risultato che stavolta la barriera non è riuscita a trattenere non un pesante bus come ad Acqualonga, ma una normale vettura media (anche se andrà accertato a che velocità è avvenuto l’impatto).
Che tutto questo sembri normale alla sottosezione autostradale della Polizia di Pescara Nord – interpellata dal quotidiano “Il Centro” – lascia attoniti. Si spera che il cronista abbia capito male. Altrimenti, a voler essere generosi, si dovrebbe concludere che la Stradale è fatta di 12mila persone in cui si trovano sia le persone che la settimana scorsa hanno sequestrato alcune barriere dell’Autosole trovandole degradate (in condizioni simili a quelle che hanno ceduto sull’A16) sia persone che si limitano a contare i cadaveri sui tratti di loro competenza.
Ancora peggio è che ancora una volta non si senta un fiato da parte del ministero vigilante, quello delle Infrastrutture e trasporti. A partire dal suo titolare, Maurizio Lupi, pronto invece a intervenire fragorosamente (e, per giunta, a sproposito) su una questione bagatellare come la presunta illiceità dei finti autovelox. E arrivando all’ufficio che ha la competenza più specifica su come i gestori spendono i soldi dei nostri pedaggi (il capo dell’ufficio dovrebbe indicare a Lupi che cosa non va e invece nulla accade). Anche le istituzioni più alte si girano dall’altra parte, naturalmente dopo essersi fatte vedere partecipi e determinate a cambiare le cose.
Eppure le notizie di questi giorni dimostrano che la strage di Acqualonga non c’è stata solo per una coincidenza sfortunata, ma è l’indice di carenze strutturali che agli addetti ai lavori sono note da anni.