Se vi capita di girare per Milano in questi giorni, scoprirete un elemento nuovo, che si è inserito velocissimamente nel panorama urbano: una flotta di Smart bianche, con frasi a effetto dipinte sulle fiancate. Non si sono certo diffuse così per la livrea simpatica, ma per il fatto che erano un affarone: la Smart attuale è al capolinea della sua vita commerciale e già da almeno due anni è tra le top ten delle chilometri zero.
Ma a Milano se ne vedono così tante anche perché sono utilizzatissime: sono le vetture di Car2go, il nuovo operatore del car sharing che si è affacciato in città durante l’estate, raccogliendo già 40mila iscrizioni. La sua carta vincente sta nella possibilità di lasciare l’auto ovunque, senza la schiavitù di dover trovare uno dei posti dedicati (che ingessa la concorrenza, come GuidaMi dell’Atm).
Il rischio ora è che Car2go rimanga schiavo del suo successo. Perché in molti casi le Smart finiscono in periferia, dove poi è più difficile e costoso recuperarle a fine noleggio per metterle a disposizione del prossimo cliente.
Questo dimostra una sola cosa: il car sharing è più utile a chi abita in periferia, che ha così a disposizione un mezzo con cui entrare in centro e parcheggiare senza pagare per poi rientrare a casa senza i soliti patemi legati agli orari. Infatti, sono le periferie a soffrire di più la mancanza o l’insufficienza dei mezzi pubblici, mentre per chi abita in centro o semi-centro è più facile rinunciare all’auto propria.
Dunque, se la giunta Pisapia vorrà continuare la sua guerra all’auto, dovrà stare molto attenta a non tagliare i collegamenti con la periferia. Tanto più che potrebbe non avere più la “collaborazione” di Car2go, che pare stia studiando correttivi per non attirare così tanto la clientela periferica.