Un pensionato che cade dalla bici, sbatte la testa e muore. Quante volte avete intraletto una notizia del genere nelle cronache minori? È successo anche lo scorso luglio a Cernusco sul Naviglio, alle porte di Milano. Ma siamo proprio sicuri che questo caso debba essere archiviato come gli altri simili? Qui l’incidente è avvenuto in un punto che grida vendetta. Da anni.
Infatti, siamo su un ponticello che scavalca il Naviglio, in direzione di Cassina De’ Pecchi. La sua particolarità è che alla fine c’è un gradino. Dunque sarà un ponte pedonale, direte voi. E invece no: se lo imboccate venendo da Cernusco, non trovate nemmeno l’ombra di un segnale di divieto, di una transenna, di un tornello o di qualsiasi altro dissuasore che costringa i ciclisti a condurre la bici a mano. Non c’è mai stato nulla del genere, perlomeno nell’ultimo decennio.
Possibile che al Comune nessuno se ne sia mai accorto? Nemmeno quel qualcuno dell’ufficio tecnico che autorizzò l’apertura al traffico del ponticello dopo la sua costruzione? O magari i lavori furono affidati a una ditta amica o intoccabile, per cui “non era opportuno” contestarle qualcosa e diventava preferibile accettare il rischio di ammazzare qualcuno?
Attendiamo risposte. Se non dal Comune, dalla magistratura.