Rifiuti abbandonati, degrado di tutti i tipi, collegamenti difficili nonostante i soldi per "rifare" l'aeroporto. Fa molto riflettere il reportage dell'Espresso su Lampedusa, questa settimana: altro che paradiso delle vacanze, altro che zona franca in cui Berlusconi aveva strombazzato di comprarsi una villa. Ma, tra gli esempi citati dall'inviato del settimanale, ce n'è uno che calza poco: quello sull'indisciplina per strada.
Nel descrivere il giro dell'isola fatto con la sconfortata sindaca, l'inviato ha lasciato intendere che Lampedusa si distingua anche per avere abitanti refrattari alle regole stradali. La verità è un'altra: nelle piccole isole il Codice di fatto non è in vigore. Troppe "pastoie" per una circolazione fatta di pochi veicoli su poche e strette strade, spesso sconnesse. Quindi, velocità minime e guidatori che praticamente si conoscono tutti. Almeno nelle isole davvero piccole e poco abitate, com'è appunto Lampedusa: già a Ischia, che pure rientra formalmente tra le piccole isole, è diverso.
E allora niente stupore se casco e cinture sono ancora sconosciuti, se i veicoli sono spesso in cattivo stato e se si guida seguendo più le consuetudini e quello che pare il buonsenso invece delle regole.
Intendiamoci: non è che sia giusto pensarla così. La sicurezza deve essere un abito mentale, una questione di procedure anche rigide che si seguono, non di semplici consuetudini e buonsenso che spesso vengono stabiliti da persone "poco esperte". Anche perché poi d'estate le abitudini degli isolano cozzano con quelle dei tanti turisti che si riversano sulle stradine locali.
Ma di certo nelle piccole isole le conseguenze sono meno gravi che in altri contesti. E in ogni caso il problema non è solo di Lampedusa, ma di tutte le realtà di quelle dimensioni. Anche quelle meno degradate.