Come si fa a permettere la sosta sistematica di una trentina di veicoli su una corsia preferenziale? Se lo chiede un esterrefatto Paoblog. Forse lo stupore deriva anche dal fatto che siamo in un Paese che combatte crociate per dare spazio ai mezzi pubblici. In ogni caso, cerchiamo di rispondere. Vedrete che il problema non è tanto dei vigili, ma di chi progetta strade e segnaletica.
La denuncia di Paoblog parte da quel che si vede la mattina molto presto, quando non c'è ancora abbastanza traffico da rendere utile una corsia preferenziale. Così il buonsenso suggerisce di adibire quello spazio alla sosta. Giuridicamente non si può, ma nella pratica sì. Contrariamente alle generalizzazioni che avvelenano i dibattiti, i vigili di buonsenso non mancano e quindi s'instaurano prassi in cui, alla fine, tutti vivono meglio. Infatti, a questo concetto io e Silvio Scotti abbiamo dedicato da un mesetto una rubrica sul sito del Sole 24 Ore.
La questione non è limitata alle corsie preferenziali, dove comunque si pone solo negli orari di scarso traffico. C'è il problema di strade periferiche dove c'è abbastanza spazio per ricavare posti auto, ma la segnaletica lo esclude: nelle aree utili si trovano divieti e zebrature figli di una concezione "monumentale" della strada. Beninteso: non parliamo dei vialoni da parata come Fori Imperiali e Campi Elisi, ma di strade squalliducce nate in mezzo alla campagna e ora contornate da scuole, uffici e case. Quindi, la domanda di parcheggio è aumentata e ci sarebbero gli spazi per soddisfarla: basta ridurre le corsie di marcia alla larghezza minima ammessa o tenere una sola corsia per senso di marcia dove ce ne sono due e non c'è tanto traffico da renderle entrambe indispensabili.
Tenere conto di queste evoluzioni significherebbe anche aggiornare i piani urbani del traffico e della mobilità, come peraltro il Codice della strada prevede. Ma, tra inerzie amministrative e beghe politiche, spesso non lo si fa. E allora teniamoci strade e parcheggi in questo modo: sarà il buonsenso dei vigili a fare da cuscinetto, più o meno consapevole. Ma poi, quando arriva un Tar a mettere in dubbio cose grosse come l'Area C di Milano proprio perché la pianificazione comunale è scaduta, non facciamo finta di stupirci.