Tra cambio di governo ed ennesima manovra economica, si è persa traccia della proposta di legge sull'omicidio stradale (Scarica Proposta legge, andate al punto c dell'articolo 2, comma 2). Almeno dal punto di vista mediatico. D'altra parte, non è che l'iter parlamentare stia procedendo spedito. E sui tempi per ora non riesce a sbilanciarsi nemmeno la persona più titolata a farlo: Mario Valducci, che non sono è l'autore della proposta, ma ha anche una buona influenza sul calendario della commissione Trasporti della Camera, essendone il presidente. Tanto che il 9 dicembre, alla fine della prima audizione del neo-ministro Corrado Passera in commissione, ha sollecitato l'attenzione sulla sua proposta.
Sarebbe prematuro tirare conclusioni certe e definitive, in un momento politico come questo. Però l'impressione è che, se anche il Parlamento riprendesse a pieno regime la sua attività occupandosi anche di riforme istituzionali e provvedimenti non urgenti, questa proposta di legge difficilmente arriverà in porto. Perché comunque manca un anno e mezzo scarso alla scadenza naturale della legislatura e nessuno può illudersi che questo tempo basti per trovare un accordo su un testo così complesso: contiene di fatto un'ulteriore mini-riforma del Codice della strada e affronta un tema spinoso come appunto quello dell'omicidio stradale (Scarica Pene omicidio stradale in Italia e alcuni Paesi UE e Scarica Omicidio stradaleSalone della Giustizia).
In apparenza, c'è molta condivisione su quest'ultimo argomento. Ne ho avuto la conferma venerdì 2 dicembre al Salone della giustizia, dove ho moderato un convegno ad hoc, promosso dalla Fondazione Ania (che è tra i soggetti più attivi in questi mesi per far istituire questo reato). Tutti d'accordo nel sottolineare che è offensivo vedere liberi dopo pochi anni anche i responsabili degli incidenti che più hanno emozionato e sdegnato l'opinione pubblica per la particolare "irresponsabilità" della loro condotta (mettersi alla guida drogati e ubriachi, dopo aver già causato altri gravi sinistri). Ma nessun impegno a promuovere a spada tratta la proposta di legge, proteggendola dalle tante perplessità giuridiche, di cui sta dando conto in queste settimane su motonline.com il collega Riccardo Matesic (sostanzialmente, resta il problema della flagranza differita che rende arrestare il responsabile quando arrivano le forze dell'ordine e poi è dubbio se uno drogato oppure ubriaco si possa considerare consapevole di ciò che fa).
Resta comunque la posizione di un magistrato che ha lunga esperienza nel trattare casi di ragazzi, categoria a maggior rischio di commettere omicidio stradale: Simonetta Matone (volto noto del salotto di Bruno Vespa) è convinta della necessità di introdurre questo nuovo reato nel nostro ordinamento. Le ho chiesto se non temesse complicazioni successive, come pronunce di incostituzionalità da parte della Consulta, dove inevitabilmente una norma così delicata verrebbe fatta approdare da almeno un giudice; la risposta è stata un gesto. Come dire che vale comunque la pena provarci.