La tragedia di Marco Simoncelli e noi guidatori normali

Marco Simoncelli aveva risposto senza esitazioni. Quando Elisabetta Mancini, animatrice delle campagne della Polizia stradale per la sicurezza, gli aveva chiesto se anche lui la pensasse come i suoi colleghi che la moto tendono a usarla solo in pista, Sic ha confermato, aggiungendo che comunque non se la sarebbe sentita di scendere in strada senza un airbag a protezione del torace. A rivederla oggi, fa venire i brividi quell'intervista, fatta al Giro d'Italia (quando appunto la Stradale ospitò Sic nel suo stand itinerante, per parlare anche di questi airbag, in uso in quei giorni agli agenti di scorta alla carovana): è pazzesco pensare che il pilota sarebbe morto cinque mesi dopo in pista e per un colpo alla testa, circostanze del tutto diverse da quelle che lui evocava come più pericolose.

Il destino, quindi, fa brutti scherzi. E infatti la maggior parte dei commenti di esperti e piloti sulla tragedia di Sic batte soprattutto sulla fatalità. Un po' diverso il commento che il pilota di Formula 1 (anni Settanta-Ottanta) Siegfried Stohr ha affidato alla newsletter della sua scuola di guida sicura: la fatalità sarebbe stata "aiutata" da un errore di foga. In pratica, le gomme delle attuali moto da corsa fanno fatica a entrare in temperatura e quindi, finché non lo sono, è necessario guidare con cautela.

Roba da piloti impegnati allo spasimo in pista? Una lezione inutile per noi che facciamo casa-ufficio in mezzo al traffico tutti i giorni? Non proprio.

Certo, nel 99% dei casi è così: solo su una pista mezza bagnata, per esempio, possiamo accorgerci di come cambia il grip secondo che scegliamo di tenere le ruote sulla parte asciutta oppure no. Lo si vede soprattutto frenando tanto. Situazione tipica dell'emergenza, che non sperimentiamo mai sulla nostra pelle fino a quando non si presenta davvero.

Io ho avuto la fortuna di provarla in pista e posso solo dirvi che è tutto vero. Dunque, tenetene conto anche se non vi è mai successo: prendete l'abitudine di considerare tutte le condizioni di tenuta, perché – soprattutto in questa stagione – l'asfalto non è tutto uguale come invece ci sembra guidando nel nostro tran tran quotidiano. Quindi, cerchiamo le parti più asciutte (per quanto possibile) e quando non ci sono aumantiamo (raddoppiamo!) la distanza di sicurezza. Idem se è asciutto ma fa freddo (meno di sette gradi) e non abbiamo le gomme invernali.

  • GoldWing98 |

    Ottima frase, ombrachecammina: “il viaggio è vacanza”.
    Per me, poi, addirittura, è proprio il viaggio lo scopo della vacanza , non il luogo dove voglio andare (“la meta è la strada”).

  • ombrachecammina |

    in inverno alpino e’ un attimo … un tratto boscoso in ombra, magari alla fine di un lungo rettilineno, sottovaluti l’aderenza rispetto al raggio di curva necessario e … swishh … “festa” del carrozziere (non me ne voglia la categoria, sto’ solo alleggerendo) … poi se magari era una cura a destra, un bel “dritto” con succesiva necessita ‘di cambio di biancheria intima … e sono due casi in cui le cose sono andate MOLTO bene.
    per i non professionisti della strada, penso che ne “uccida” piu’ la fretta e la “mancanza di umilta’ ” (buon senso sarebbe ovvio) che altri fattori piu’ oggettivi ed ambientali. Prendete piu’ tempo col meteo brutto. Pensate al comfort del viaggio e non a quello che vorreste fare a casa se arrivate prima. Il viaggio E’ vacanza, non un parte accessoria della vacanza.

  • GoldWing98 |

    Per quanto possa valere, confermo, in base alla mia esperienza, che l’aderenza delle gomme varia in base a diversi dati, come temperatura delle stesse e dell’asfalto, e in base al fatto che la strada sia bagnata o meno (oltre alla qualità dell’asfalto, p.e. drenante o no).
    e parlo soprattutto della guida in moto, perchè in auto faccio davvero pochi km.
    Peccato che su molte moto non sia possibile montare gomme invernali.
    Per Sic, un pensiero e una preghiera.

  • ENRICO (I°) |

    Ieri ho montato le gomme invernali sull’auto che uso abitualmente, con largo anticipo quindi rispetto ai prossimi obblighi di legge, ma l’ho fatto ha causa dei nubifragi che si sono abbattuti di recente su buona parte della ns. penisola, considerato che quando piove mi sento ovviamente molto più sicuro con un pneumatico M+S praticamente nuovo (usato solo lo scorso anno per percorrere poche migliaia di chilometri) che con le mie gomme “normali”, seppure solo leggermente usurate. Ho avuto occasione di provare in pista, proprio in occasione di un corso tenuto da Siegfried Stohr, presso l’Autodromo Santamonica, le condizioni di scarsa aderenza dovute all’asfalto bagnato, nelle varie situazioni di emergenza e manovre connesse e devo dire che mi è stato molto utile per la guida di tutti i giorni. Pur apprezzando il Suo richiamo Dott. Caprino, ritengo che la storia di Marco Simoncelli sia tutta un’altra cosa e mi permetto di consigliare, con tutto il dovuto rispetto per il professionista del volante che è, al Sig. Stohr di riflettere bene prima di parlare di un “errore di foga”, perchè come lui certamente ben sa le corse sono basate sulla “foga”, sulla velocità, sul rischio, sulla capacità di riuscire ad arrivare al limite ma senza superarlo e questo vale a maggior ragione anche quando le gomme non sono ancora perfettamente in temperatura, oppure quando l’asfalto è in condizioni “difficili” a causa della presenza di acqua che lo rende scivoloso. I piloti che si “avventurano” in quelle condizioni alla ricerca del limite, sono a mio avviso da stimare e rispettare, magari non saranno mai dei grandi campioni, di quelli che passano alla storia per i risultati conseguiti, ma sono quelli che lasciano nel cuore della gente un ricordo indelebile ed un vuoto incolmabile, ed in proposito cito solo due di loro: Gilles Villeneuve e Marco Simoncelli.

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