L’incidente di Kubica: quando il guard-rail c’è ma ti tradisce

La Cassazione ha detto che, quando il gestore di una strada non mette il guard-rail in corrispondenza di una curva, chi finisce fuori strada in quel punto per propria colpa non può invocare l'attenuante del pericolo occulto. Sembra che il discorso fili, anche se va notato che si potrebbe finire per strada anche per un malore o per colpa altrui e, almeno in questi casi, si avrebbe il diritto di non rischiare conseguenze più rovinose di quelle che ci sarebbero se la barriera di protezione ci fosse stata. Ma la cosa peggiore è un'altra: ci sono guard-rail che ci sono e magari rassicurano pure, salvo rivelarsi armi micidiali puntate contro di noi. Ne sa qualcosa lo sfortunato pilota Kubica, feritosi gravemente su una strada ligure durante un rally.


Infatti, dalla ricostruzione in 3D e dell'incidente, si ricava che l'auto da corsa stava quasi "scivolando" lungo la protezione, quando a un certo punto una lama di essa si sarebbe staccata, trafiggendola. Se fosse successo al signor Rossi, magari la cosa sarebbe finita lì. Ma immagino che a Kubica e ai tanti che hanno investito su di lui non manchino gli avvocati per trafiggere il gestore della strada.

  • Stefano Angeli |

    Mi chiamo Angeli Stefano di Trieste,il 21/02/2011 mia Figlia Cristina di 20 anni si è spenta in auto mentre rientrava a casa dopo una giornata di lavoro.
    Dopo un lunglissimo rettilineo su una strada statale nella periferia di Trieste che poi si immette sulla grande viabità.
    Un tratto molto buio e non agevolato dalla sitazione meteo di quella seta Cristina a velocita moderata finiva la sua corsa trafitta da un guard rail posizionato alla fine del chilometrico rettilineo.
    Non capisco il senso di quel manufatto che io ho chiamato OFF.
    Se per voi può essere interessante contattatemi.
    Un saluto papà Stefano.

  • ptprince |

    Ogni strada ha una velocità di progetto (e mi scuso se per brevità non mi dilungo a spiegare cosa voglia dire).
    Vi sono una serie di opere che vengono dimensionate di conseguenza: il sicurvia di un viadotto autostradale che sorvola una vallata ligure a settanta metri di quota non è lo stesso della strada in carreggiata unica larga tre metri che conduce alla frazione in cima alla montagna.
    I rally come quello in cui era impegnato il nostro pilota si svolgono su strade che difficilmente riuscirebbero a soddisfare velocità di progetto pari a 30 km/h secondo la normativa oggi in vigore. Ma questo è nelle premesse, a nessuno interesserebbe misurarsi in una prova di guida al volante di una Clio Sport lungo la A4 tra Bergamo e Milano.
    I tracciati automobilistici vengono presi così come si trovano tutti i giorni, senza modifica alcuna: coi loro bei tombini, con o senza le protezioni a valle, con la chiesetta, la panchina, il pascolo il torrente eccetera.
    Premetto di poter giudicare le caratteristiche della strada su cui è avvenuto lo schianto unicamente dalle immagini del camera-car della vettura che seguiva Kubica. Immagini dalle quali si poteva evincere che la velocità a cui è avvenuto lo schianto fosse, coerentemente allo spirito della gara, assolutamente fuori dalla portata del normale utente di quella strada.
    Ora, né il progettista della strada (forse un cittadino della Roma imperiale, nel caso in esame, od un pastore ligure) né l’Ente manutentore può e deve essere tenuto a garantire standard di sicurezza per proiettili lanciati a quella velocità. E’ una questione di buon senso ed ha molteplici risvolti e ricadute.
    Troppo spesso nei sinistri automobilistici si tralascia il fattore umano cercando sempre la responsabilità del gestore della strada, e chi ci guadagna, generalmente a posteriori, sono solamente gli studi legali che illudono l’assistito di facili guadagni ai danni delle amministrazioni, che stanno “ovviamente” sempre dalla parte del torto.
    Tutti noi duecento giorni all’anno rivendichiamo a gran voce l’esigenza di maggior sicurezza stradale, ch’io stesso in linea di principio condivido: la Salerno – Reggio Calabria deve garantire standard autostradali così come dovrebbe la E45, ma francamente stare a dissertare sul sicurvia di una strada dell’entroterra ligure mi sembra un po’ esagerato, fuori luogo, pretestuoso, politicamente scorretto. Specie se poi in vacanza ci si imbarca tutti alla volta della Corsica perché lì, si sa, ci sono tracciati stradali “selvaggi”, quelli dove ci piace guidare i rimanenti cento giorni dell’anno, dove la mancanza di sicurezza è stimolo a tirare fuori il guidatore che c’è in noi.
    Garbatamente dissento. Come dissento dalla battaglia giudiziale che un motociclista bresciano sta perpetrando ai danni di una piccola amministrazione benacense perché, alla guida della sua sportivissima motocicletta lanciata a velocità folle, ne ha perso il controllo amputandosi il braccio su un guard rail.
    Umanamente dispiaciuto, mi chiedo tuttavia quanti automobilisti ligi al codice abbiano salvato queste barriere, gente che magari ci si è anche rovinata l’auto comprata coi risparmi e probabilmente sarà riconoscente all’amministrazione che ha posizionato un sicurvia che, usato correttamente, salva le vite e non le spezza.
    Certo, potremo adeguare tutti i milioni di chilometri di guard rail dell’italico stivale a nuovi standard di sicurezza (magari farli in una lega morbida che contenga i TIR ed accarezzi i ciclisti, potrebbe essere un’idea), ma siamo sicuri che sia la via da seguire? Chi ne sosterrebbe i costi? E soprattutto: servirebbe a sensibilizzare l’utente della strada verso un uso più consapevole dell’infrastruttura?
    Avviare il motore di un’auto o di una motocicletta, piaccia o no, comporta l’assunzione di una serie di responsabilità.
    E se non piace, meglio stare a casa. O almeno non partecipare a Rally.
    Concludo augurando a Kubica, che sportivamente mi piace moltissimo, una pronta guarigione.
    [risponde Maurizio Caprino] Certo, tanto che le barriere sono tutte classificate in base all’energia che sono in grado di assorbire e nel progetti va scelta quella classificata in base al punto, alla strada di cui fa parte e al tipo di traffico che vi transita. Ma non sarei così sicuro che nella vita di tutti i giorni in un incidente su quella strada non sarebbe successo nulla, per due motivi:
    – la vettura di Kubica ha perso velocità prima di sbattere (c’è stato un discreto scarrocciamento);
    – una vettura di serie mediamente pesa di più.
    Dunque, temo che l’energia da assorbire in un urto “da tutti i giorni” non sia di molto inferiore.

  • ptprince |

    Caprino, questo è terrorismo.
    Kubica stava correndo un Rally.
    Punto.
    [risponde Maurizio Caprino] Perché, i veicoli normali non sbattono contro i guard-rail durante la circolazione normale? L’unica differenza è che di Kubica si parla e si approfondisce, degli altri si dice solo che sono rimasti vittima della fatalità, della velocità, dell’asfalto reso viscido dalla pioggia e via attingendo dal formulario del buon cronista. Personalmente, nove anni fa mi è bastato mettere attenzione per qualche mese agli urti sui guard-rail per trovare storie di barriere montate male, fatiscenti eccetera.

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