Dunque, nessuno scenario da guerre stellari. Era intervenuta anche la Nasa, ma le indagini sugli acceleratori impazziti che un anno fa hanno gettato nel discredito la Toyota non hanno portato a nulla: se un bel po' di auto del costruttore leader al mondo per quantità e qualità sono "impazzite", è colpa del tappetino e/o di qualche banale componente che faceva incastrare il pedale.
Ora, a due settimane dalla notizia, la riflessione su quei mesi terribili per la Toyota porta a una domanda: se davvero era tutto qui, come mai i giapponesi non sono intervenuti ai primi clamori, per stoppare quella che stava diventando una vera e propria campagna di discredito lanciata dagli americani. Perché arrivare anche a farsi accusare di aver coperto la verità, ostruendo le indagini del potente ente Usa per la sicurezza stradale, l'Nhtsa?
La prima risposta possibile è che i giapponesi hanno sottovalutato sia il risentimento degli americani (la cui industria dell'auto è caduta in una crisi più profonda delle altre anche a causa della concorrenza orientale) sia la "voglia di riscatto" dell'Nhtsa, tacciato di inefficienza negli ultimi anni (ma allora che dire dei suoi omologhi europei, che non lanciano mai un-allarme-uno su possibili difetti delle auto?).
Speriamo sia davvero così. Ma, se fosse, sarebbe preoccupante lo stesso: vorrebbe dire che persino il maggior costruttore del mondo (un mondo dove le auto sono sempre più sofisticate) può farsi mettere in ginocchio dalle componenti più banali.