Dite tutto quello che volete sulle minicar, ma stavolta c'entrano poco: se sabato notte sull'Appennino bolognese è morto un ragazzo che ne guidava una, la colpa sembra essere più della strada. Infatti, la microcar è finita in un fiume e dalle immagini pare di capire che non ci fosse un guard-rail. Peraltro, l'urto contro un guard-rail è uno dei pochi che potenzialmente una microcar può reggere: equivale grossomodo all'impatto contro un veicolo dello stesso peso di queste vetturette, che invece di solito solo a mal partito contro le auto, pesanti anche cinque-sei volte in più. Certo, bisogna vedere anche che cosa ha fatto perdere il controllo del mezzo al giovane e si sa che con le microcar capita più del normale (il guidatore non deve nemmeno superare quella burla che è la prova pratica e su alcuni modelli l'assetto è problematico, soprattutto se li si trucca).
Non fatevi fuorviare nemmeno dal fatto che il povero ragazzo sia stato trovato con le cinture allacciate, come impone la riforma del Codice: quando si finisce in acqua, normalmente le cinture servono a evitare di sbattere contro una parte dura dell'abitacolo, cosa che può far perdere conoscenza e rendere impossibile mettersi in salvo. La vera cosa che blocca, in situazioni del genere, è il terrore di vedersi sommersi.
Bisogna quindi vedere nello specifico che cosa ha impedito al ragazzo di divincolarsi. Magari può anche essere stato il blocco dell'attacco della cintura (su una microcar è più probabile che in una vettura moderna perché la struttura si deforma di più), ma ciò non toglie che in generale la cintura serve anche in questi casi.