In libertà gli assassini di Lamezia e Campobello di Mazara: è la legge

Nella settimana del bunga-bunga, sono passate abbastanza sotto silenzio i ritorni a casa dei responsabili di due stragi stradali recentissime: quella dei ciclisti di Lamezia e quella della famiglia travolta in pieno centro abitato a Campobello di Mazara (Trapani) sulla sua Seicento dieci giorni fa. Così si è vista indignazione solo tra gli addetti ai lavori dell'Asaps, come mi segnala Paolo Giachetti. Che dire?

 Da anni siamo tutti a scagliarci contro chi guida sotto l'effetto di alcol e/o droga e in effetti un inasprimento delle pene c'è stato, ma le norme sono ancora tali che chi va in carcere, se è incensurato, ci resta per poco. E, soprattutto, può rimettersi a guidare, una volta scontato il periodo di sospensione della patente o superati gli esami per quella nuova (se ha subìto la revoca). La riforma del Codice ha solo aumentato a tre anni il tempo da attendere per prendere una nuova patente in caso di revoca legata a queste situazioni ed è arrivata a vietare la guida per tutta la vita solo a chi causa per la seconda volta un incidente mortale guidando sotto l'effetto di alcol e/o droga. Qualcuno voleva che questo "ergastolo della patente" scattasse già al primo omicidio, ma poi tra i parlamentari ha prevalso la volontà di offrire un'occasione di riscatto.

Possiamo stare a discutere quanto vogliamo, ma serve a poco: la cronaca non di rado ci dice che chi è recidivo guidava già senza la patente e in effetti, in situazioni del genere, abbiamo a che fare con gente che ha poco da perdere. Quindi o li mettiamo in galera o dotiamo tutti i veicoli di efficaci sistemi di riconoscimento del conducente, con blocco dell'avviamento quando chi prova a mettere in moto non ha la patente. Utopie, per ora.

E allora accontentiamoci di una nota a margine sull'incidente accaduto in Sicilia: come potete vedere sul blog dell'Asaps, il padre ha difeso il giovane pastore che ha travolto la Seicento facendo notare che forse andava "solo" a 80 all'ora e non a 120 come si era detto e che aveva bevuto solo un bicchiere di vino. Certo, 80 all'ora tecnicamente sono ancora bassa velocità, ma in centro abitato restano troppi, soprattutto se non si è abili come veri piloti e se i riflessi non sono al meglio come si possono avere solo evitando del tutto l'alcol. Insomma, smettiamola di pensare che un bicchierino e un eccesso di velocità medio siano sempre innocenti, perché questa vicenda dimostra che la situazione può sfuggire di mano. E le conseguenze possono anche essere gravissime, se si ha la sfortuna di finire contro un'auto (la Seicento) che è tra le peggiori nei crash-test attuali. Questa circostanza, peraltro, non sarà tenuta in alcun conto dai giudici che dovranno emettere la sentenza contro il pastore: pur scadente, la Seicento rientra regolarmente nei parametri necessari per ottenere l'omologazione.

  • Florian |

    Questa si chiama ingiustizia. La legge deve rendere giustizia e punire chi ha sbagliato. Non è un buon esempio per le vittime liberare un assassino ubriaco anche se in attesa di giudizio. Andando avanti cosi succedono le disgrazie, tanto se ti beccano non ti fanno nulla. Allora perchè devo rispettare i limiti?

  • andrea105 |

    uso la bicicletta da più di 40 anni, e voglio spezzare una lancia in favore di chi ha la sventura di travolgere con l’auto un “gruppone” di ciclisti (magari dietro una curva): in bicicletta bisogna andare in fila indiana, tenendo rigorosamente la destra!

  • Giulio |

    La vera barbarie è tenere in carcere persone in attesa di giudizio. Quelli che voi chiamate “assassini” sono in realtà INNOCENTI, e lo saranno finché un giudice non si sarà pronunciato. Imparate a vivere in uno stato di diritto, se volete la dittatura emigrate in corea del nord!
    [risponde Maurizio Caprino] Giustissimo, condivido. Ma gli innocenti in attesa di giudizio guidano lo stesso anche senza patente facendo danni e pure i condannati in via definitiva fanno poca galera.

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