Motociclista senza tuta protettiva, risarcimento tagliato. In Germania

Vi anticipo una curiosità dall'ultimo rapporto Dekra sulla sicurezza in moto: si segnala una sentenza della corte d'appello del Brandeburgo, in cui viene disposta la decurtazione del risarcimento a un motociclista che era stato coinvolto in un incidente e non indossava indumenti protettivi. I giudici tedeschi hanno applicato un principio che in Italia farebbe scalpore: pur essendoci solo l'obbligo di proteggersi indossando il casco, una persona diligente che va in moto sa benissimo quali rischi corre e quindi è portata a usare anche altri indumenti protettivi.

Da noi, invece, finiscono ancora in prima pagina le sentenze che riducono i risarcimenti a chi non indossava casco o cinture, obbligatori da più di vent'anni. Anche questa mentalità, oltre alle truffe, porta a far schizzare il costo dei sinistri a livelli anche doppi rispetto ad altri Stati europei. E poi ci lamentiamo se le tariffe assicurative vanno di conseguenza.

  • marco |

    Da vecchio motociclista e da tecnico del settore, devo dire che purtroppo le “protezioni” attualmente disponibili sul mercato a prezzi ragionevoli servono praticamente a nulla, e lo dimostrano le lesioni riscontrate sui soggetti incidentati che le indossano, come pure la mortalita’ motociclistica generale, che, relazionata al parco circolante vero, non cala affatto, malgrado tutti usino ormai i caschi e moltissimi anche le giacche con le “protezioni”.
    Divertitevi ad incrociare le serie statistiche su parco circolante e mortalita’ o ferite gravi prima e dopo l’arrivo di caschi e “protezioni” e vi fate due risate (molto amare).
    Le protezioni servono bene invece, oltre che a fare soldi, a scaricare le responsabilità da chi dovrebbe fornire strade sicure, e basta anche qui confrontare parco circolante e mortalità italiani e tedeschi per capire che e’ questione di qualità delle strade e non di imbottiture, almeno non quelle correnti.
    Tra l’altro peso ed ingombro incidono comunque gravemente sulla sicurezza attiva, si giustificano quindi se realmente utili, specialmente nelle torride estati italiane, ben diverse da quelle teutoniche.
    [risponde Maurizio Caprino] Ma negli anni è molto cambiato il popolo dei motociclisti: vi si sono aggiunti molti “scooteristi per forza” (costretti alla due ruote per andare al lavoro), che non sanno guidare e che se mettono il casco è già troppo. E i loro incidenti vanno sempre nel conto statistico dei motociclisti. Dunque, la colpa non credo sia tanto dei caschi inefficaci, quanto di questa nuova “razza” di conducenti.

  • MarcoB |

    MC: “pur non essendoci solo l’obbligo di proteggersi indossando il casco, una persona diligente che va in moto sa benissimo…”
    Quel “non” e’ di troppo o mi sono perso qualcosa? Da quel che so, teoricamente e’ possibile girare in moto nudi col casco senza contravvenire ad alcuna regola del CdS. Sbaglio?
    PS: da motociclista, sono abbastanza d’accordo coi teutonici, anche se mi rendo conto che spesso i tragitti percorsi, la destinazione e il clima rendono davvero difficili le cose. Pero’ c’e’ un limite a tutto: in estate si vedono infradito sulle pedane che anche solo il buonsenso consiglierebbe di lasciare a casa 🙁
    [risponde Maurizio Caprino] Giusto, c’era un “non” di troppo, ora ho corretto. Chiedo scusa e grazie per la segnalazione.
    Per il resto, sì: dovrebbe sempre bastare il buonsenso, aldilà della legge. Ma siccome spesso nemmeno il buonsenso pare essere di questo mondo…

  • andrea105 |

    in casi di mancato utilizzo delle cinture, il risarcimento va ridotto solo per le lesioni (o per l’aggravamento delle lesioni) conseguenti a tale violazione; idem per il casco (se un automobilista taglia la strada ed il centauro senza casco muore, si tratta di verificare se sarebbe morto ugualmente, anche con il casco, in tal caso il risarcimento non va ridotto…)

  • GoldWing98 |

    Segnalo però la scarsità di opzioni veramente protettive offerte ai motociclisti.
    Infatti (almeno in Italia) quasi non esistono capi di abbigliamento omologati (giubbotti, pantaloni, guanti).
    Esistono solo protezioni omologate. La differenza non è da poco, perchè, per questi capi (spesso venduti a caro prezzo), non c’è nessuna garanzia che le protezioni restino al loro posto in caso di incidente. In pratica, quindi, anche per una “banale” scivolata, non ho alcuna garanzia che il mio “caro” giubbotto riesca a mantenere in posizione le protezioni incorporate e che invece le stesse non si spostino, anche a causa del cedimento p.e. della cuciture. Si può facilmente comprendere, quindi, che una protezione p.e. alla schiena serve a poco se durante una scivolata finisce sotto al sedere!
    In questo campo, in pratica, i produttori di abbigliamento moto fanno quello che gli pare, poichè non hanno vincoli legislativi.
    Oltre al fatto che, spesso, le stesse protezioni (omologate) sono risibili. Nell’ultimo paio di pantaloni acquistato, ho letto le istruzioni allegate alle protezioni: “queste protezioni [omologate!] funzionano a temperature comprese tra 15° e 25°.
    Ma cosa credono? Che andiamo in moto con l’aria condizionata!

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