Federalismo+liberalizzazioni=patenti costose. Avvisate Vespa, Floris & C

Che andiate a cercare nel fumo delle parole dei politici, nelle dotte analisi dei grandi commentatori o nei brillanti articoli dei giornalisti, difficilmente troverete che si parla male di liberalizzazioni e federalismo. Così, per esempio, in queste settimane ci si permette di scrivere che la Lega è stata la star delle ultime elezioni regionali perché è la forza politica più vicina alla gente. Ma ne siamo sicuri? Io sospetto che sia vero, ma solo perché dibattiti e informazione – non importa se per inadeguatezza o malafede – non fanno vedere alla gente il rovescio di certe medaglie esibite dalla politica come simboli. Eppure è un rovescio che tocca la vita di tutti i giorni della gente, molto più di presidenzialismo, semipresidenzialismo e doppio turno elettorale di cui si straparla in queste ore davanti a un popolino attonito. Prendiamo il caso delle autoscuole: sapete che non si possono assumere nuovi istruttori e quelli che rimangono potrebbero sfruttare la situazione alzando le loro pretese e quindi i costi per le famiglie dei candidati alla patente? Colpa di liberalizzazioni e federalismo (del quale vi ho ricordato qualche difettuccio "su strada" proprio l'altro giorno, http://mauriziocaprino.blog.ilsole24ore.com/2010/04/il-federalismo-su-strada-%C3%A8-sempre-stato-un-flop.html). Alla faccia degli slogan facili su cui sono tutti d'accordo.

Accade infatti che, tra le liberalizzazioni di Bersani, c’è stata pure quella delle autoscuole. Che ha abolito l’abilitazione degli istruttori subordinata a un esame: a monte di esso, è stato istituito l’obbligo di frequentare appositi corsi di formazione professionale. Tutto giusto e logico, per carità. Se non fosse che l’espressione più alta e avanzata del federalismo già realizzato – la riforma del Titolo V della Costituzione, fatta nel 2001 – ha stabilito (incurante degli scandali locali che da tempo costellano il settore) che la formazione professionale è competenza delle Regioni. Ma nessuna di loro ha ancora fatto partire i corsi per istruttori, anche perché mancano linee guida concordate fra tutti i numerosi attori della vicenda. Interessa a qualcuno?

  • Francesco |

    Mi permetto di continuare. Il problema nel nostro mondo, è la preparazione degli allievi. Così come sono strutturati i corsi, così come la gente, più che la qualità cerca il risparmio, gettandosi in pasto ad autoscuole che più che preparare, pensano a far arrivare gli allievi agli esami, facendoli preparare on line, con il pc, senza quasi più l’interazione con l’insegnante. Tutto ciò serve a poco, le lezioni, così come sono strutturate, servono a poco, se non a nulla. Ore di guida fatte solo per insegnare all’allievo a stare in strada, senza invece indurlo a pensare, a ragionare, ad usare il buon senso, ma insegnando loro, semplicemente i trucchetti per sopravvivere agli esami; così non serve a nulla. Così, formiamo solo dei patentati, autorizzati a guidare solo perchè hanno quel pezzo di plastica. I quiz, poi, non hanno senso. Non si insegna più il motore, chi sale in auto non capisce a cosa serve, veramente la frizione, pochi, pochissimi, salgono in auto consapevoli di come si entra e di come ci si comporta in presenza di una rotatoria. Molti, nonostante aver passato la teoria, considerano lo STOP alla stregua del dare precedenza. Ma spesso, la colpa, non è dell’insegnante; bensì di una preparazione labile, causata da una poca frequentazione dell’aula, da parte dell’allievo, della scarsa se non assente consapevolezza che la strada non è il regno del più veloce o del più forte o del più furbo; chi esce da un’autoscuola, non si rende conto pienamente, del fatto che potrebbe farsi male, ma sopratutto, che il male, e anche grave, potrebbe causarlo ad altri. Se non cambia tutto ciò, continueremo a sfornare persone inadatte e impreparate a guidare. E quei pochi che invece imparano davvero quest’arte, la perdono quasi subito, mischiandosi con la massa, che rimane inadeguata.

  • Francesco |

    Buongiorno a tutti. Sono istruttore di guida, ormai da 15 anni. Non è molto rispetto ai suoi 30, signor Ivano, ma abbastanza da aver capito in che squallido mondo, ahimè, spesso, ci tocca lavorare. E non solo burocraticamente parlando…Avevo un’autoscuola, acquisita (con altri due soci) nel 1998 e venduta nel 2006, (io non ero d’accordo alla vendita, ma non potevo permettermi di “comprare” le quote dei miei due soci avendo da poco comprato casa…) per non perdere denaro, con la liberalizzazione voluta da Bersani. Ed è da li che comincia il mio calvario. L’ho venduta, e con la mia parte, avrei voluto aprirne un’altra, più piccola, solo per le patenti B, da gestire da solo, con una segretaria e al max, se poi le cose sarebbero decollate, con l’aiuto di un istruttore. Non avendo la qualifica da insegnante, mi ero ripromesso di prenderla il più presto possibile. Iscritto per l’esame, mi rompo una gamba poco prima. Salta l’esame, passano 3 mesi e scopro che gli esami sono stati bloccati. All’epoca, si parlava di qualche mese, fino all’entrata in vigore del decreto attuativo che avrebbe, definitivamente regolamentato gli esami. Invece…siamo ancora qui. E la mia idea si blocca, ancor prima di nascere. Certo, avrei potuto, comunque, aprirla, assumere una segretaria, un insegnate di teoria, e a fine mese, però, dare tutto a loro…e fatti due conti, per aprirla ex novo, non mi sarebbe convenuto. Troppe spese, troppe incognite. Da allora, io, nonostante si parli di penuria di istruttori, di autoscuole che sono rimaste senza perchè quelli che avevano hanno aperto autoscuole, continuo a lavorare in nero…il mio sogno, signor Ivano, da buon Sardo (di sangue)era quello di aprirne una in Sardegna…ma non riesco qui dove sto…immagini un po’…un saluto a tutti.

  • ivano |

    Se mai dovesse venire in Sardegna e precisanente a Cagliari,sarei lieto di rivelargli i veri retroscena di un mondo che pochi veramente conoscono.Scoprirebbe quali sono le difficoltà e le storture alle quali siamo sottoposti, per colpa di una ipocrisia imperante che gioca sulla vita delle persone.Liberalizzare le autoscuole è stato un delitto e chissà se,attraverso persone come lei,un giorno riuscirò a far capire le vere ragioni di ciò che affermo.Ancora grazie e saluti sinceri

  • ivano |

    Mi piacerebbe molto incontrarla per spiegarle che, come titolare di autoscuola,non ne posso più di comparire esclusivamente alle “iene”.Ho dedicato la vita a questo lavoro.Ancora oggi mi emoziono quando incontro gli occhi di un mio allievo che,dopo avermi seguito per mesi,mi ringrazia per tutto ciò che gli ho insegnato.Ma tant’è.Non vi è più posto per certe smancerie.La ringrazio ancora,per la sua sensibilità,per le sue risposte,per il suo coraggio.
    [Risponde Maurizio Caprino] Sono io che ringrazio lei. Spero ci si possa davvero incontrare, nonostante gli impegni non lascino tregua.

  • ivano |

    Ciò che dice è vero in parte.E’da trent’anni che durante le lezioni non mi limito ad impartire “nozioni”.Cerco di responsabilizzare al massimo ogni candidato.Per me gli allievi non sono numeri ma persone.Vista dalla mia parte la liberalizzazione è stata una offesa.Con tutto il rispetto, non siamo baristi ne parrucchieri.Ecco perchè dovrò adeguarmi per sopravvivere.Io la “invidio”,perchè lei certi argomenti può esprimerli nei limiti delle sue conoscenze.Noi che viviamo sul campo certe problematiche troviamo solo muri di gomma.

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