Quella coda di ragazzi al pronto soccorso

Siamo un Paese di vecchi. Eppure nel Lazio un terzo delle persone che deve ricorrere al pronto soccorso a seguito di incidente stradale ha tra i 15 e i 29 anni. Un modo nuovo per descrivere – si spera in modo più coinvolgente delle solite cifre – un fenomeno vecchio: la maggior pericolosità dei giovani alla guida. Lo hanno trovato ieri la Luiss e la Fondazione Ania nel corso del convegno sull’incidentalità giovanile (Scarica Comunicato Stampa FASS-LUISS 10feb10  Scarica Virgolettato Salvati – Convegno LUISS 10feb10) che è stato anche occasione per presentare l’ultimo libro sull’argomento, “Le ali di Icaro: capire e prevenire gli incidenti stradali”, di Paola Carbone (docente di Psicologia dinamica alla Sapienza). Sì, perché la cause degli incidenti non sono solo fisiche (l’aderenza, la distanza, la velocità eccetera) o culturali (l’ignoranza dei limiti fisici, la smania di arrivare prima eccetera), ma anche psicologiche (la distrazione innescata da altri pensieri, la falsa fiducia che si può avere in un momento di alta autostima, la voglia di impressionare la ragazza che si ha accanto). E nei giovani la psicologia la fa da padrona, data la delicatezza della loro età.

Come già da anni dimostrano le ricerche elaborate sui questionari fatti riempire da insegnanti e poliziotti durante le campagne Icaro nelle scuole, i ragazzi hanno un senso di immortalità, invulnerabilità e accettazione del rischio che supera tutto il resto. Quindi, anche se avessero una cultura eccellente, la metterebbero in un angolo per sfogare ciò che la psiche suggerisce loro. A pensarci bene, capita anche ad adulti maturi e preparati, figurarsi a loro. La differenza è che un adulto si rende conto dell’eventuale stupidaggine che ha appena fatto e, almeno per i prossimi chilometri, starà più attento. Un ragazzo no: se scampa a un pericolo si spaventa meno e, anzi, tende ad accentuare la sfida, prendendosi ulteriori rischi. Per questo, con i giovani i filmati crudi sugli incidenti (spesso invocati dagli adulti per sensibilizzare tutti in modo efficace) non hanno effetto. Occorrono dunque messaggi molto più sofisticati.

  • Giorgio Marcon |

    “Per questo, con i giovani i filmati crudi sugli incidenti (spesso invocati dagli adulti per sensibilizzare tutti in modo efficace) non hanno effetto. Occorrono dunque messaggi molto più sofisticati.”
    Caro Maurizio, non condivido questa frase per la mia esperienza.
    Molti rimangono talmente scioccati da aver paura andare per strada, molti vogliono altre spiegazioni se sono fotomontaggi o se è la verità, molti la pensano come dici tu e dicono “che pirla, doveva fare questo o quello” è come alla partita in televisione, tutti sanno tutto e in realtà non sanno nulla.
    Son daccordo con te che ci vuole pure qualcosa di più sofisticato, ma deve essere accompagnato assieme alla campagna shock, far conoscere cos’è il dolore sia fisico che morale, noi abbiamo un progetto che va in questa direzione. Ma come ben tu sai, la nostra organizzazione, non ha fondi, siamo tutti volontari, ma a quanto sembra, chi ha i soldi non ha le buone idee di sviluppo o sbagliate. Un vevvhio proverbio dice: Chi ha in pane non ha i denti, chi ha i denti non ha il pane.
    Giorgio Marcon
    Coordinamento Nazionale per la Sicurezza a 360°
    [risponde Maurizio Caprino] La pensavo così pure io e continuo a pensarla così riguardo agli adulti. Poi, per i ragazzi, ho visto i risultati delle elaborazione della Sapienza sui questionari Icaro e ne esce che, di fronte a immagini-choc, i giovani restano colpiti ma poi fanno prevalere il “tanto a me non può capitare”.

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