A noi piacciono le auto meno sicure. Che volete farci?

Una settimana fa, ci siamo accapigliati su un post in cui facevo notare che le dotazioni di sicurezza più avanzate tecnologicamente sono assenti sulle auto italiane, anche in quelle di lusso che costano quanto le tedesche meglio dotate. Facevo notare che in fondo non è tanto colpa dell'industria italiana, quanto del fatto che in questo Paese non sappiamo premiare con i nostri acquisti i costruttori che più investono in sicurezza. Che siamo fatti proprio così lo dimostra anche l'ultimo studio dell'Etsc (http://www.etsc.eu/documents/Graziella%20Jost%20Flash%2013%20vehicle%20Launch%20[Compatibility%20Mode].pdf), dove l'Italia va meglio solo dei Paesi dell'Est quanto a livello di protezione dagli urti dei modelli più venduti nel 2008. E qui si vede chiaramente che non è tanto una questione di differenza tra marche nazionali ed estere: sul mercato prevalgono queste ultime. Semplicemente, scegliamo non pensando alla sicurezza. L'unica consolazione è che la Svizzera non ha fatto molto meglio. Contenti?


L'Etsc non lo è affatto. E non solo per l'Italia. Tanto che parla chiaramente della necessità di introdurre incentivi legati anche al grado di sicurezza e non solo alle emissioni di CO2 (e di conseguenza anche ai consumi). Ho già scritto che probabilmente non è il momento migliore per farlo, ma occorre pensarci. Per non ripetere l'errore dell'ultimo decennio, quando idee del genere circolavano già ma non furono messe in pratica nemmeno negli anni migliori per il mercato, quando la gente qualche soldo da spendere ce l'aveva. Anche perché il problema è culturale: se non insegnamo a spendere più razionalmente, non sarà certo la ripresa economica a favorire le vendite dei modelli più sicuri.

Una precisazione, comunque: l'Etsc fa questi ragionamenti al netto del fatto che comunque anche i requisiti minimi di omologazione (sia a livello di crash-test sia a livello di dotazioni di sicurezza) in Europa sono diventati più severi nell'ultimo decennio, anche se sono più bassi degli standard raccomandati dall'Euroncap, con cui l'Etsc collabora. Se non fosse stato per questi miglioramenti normativi, la vecchia Panda avrebbe fatto una carriera quarantennale come la Citroen 2CV. Invece, l'hanno dovuta togliere dal mercato proprio per una questione di crash-test: i decenni della 2CV sono davvero altri tempi.

  • elleci |

    E’ un bene che lei citi il rapporto dell’Etsc, perchè evidenzia quella che probabilmente è la maggior criticità italiana: la scarsissima propensione alla sicurezza stradale degli utenti italiani. Insistere sulle mancanze dei costruttori di automobili (italiani o stranieri), che “lucrano” sui contenuti di sicurezza, è un argomento un pò logoro e poco veritiero. Il mercato dell’auto è saturo e credo che le case automobilistiche sarebbero ben felici di introdurre nuovi contenuti di sicurezza, se questo incontrasse il favore dei clienti. Le case automobilistiche straniere forse sviluppano più contenuti di sicurezza perchè sanno che sono apprezzati dai clienti nei loro mercati di riferimento (non certo in Italia).
    Tornando al problema degli utenti, è sufficiente porsi alcune domande. Quanti di noi indossano le cinture posteriori? Quanto è diffusa la prassi del “guidatore designato” che si astiene dal bere alcolici? Chi rispetta le distanze di sicurezza? E i limiti di velocità? La lista potrebbe essere lunga. E’ sufficiente guidare in altri paesi europei per apprezzare le differenze. Come recuperare? Con un cambio di registro nella comunicazione. La legge antifumo ha avuto successo quando tra gli italiani si è diffusa la consapevolezza dei rischi per la salute. Lo stesso deve accadere per la sicurezza stradale: fino a quando si continuerà ad insistere sul binomio “sicurezza stradale = rispetto delle regole” la situazione non migliorerà. Fino a quando si continuerà a parlare in prevalenza di automobili, assicurazioni, autovelox, T-Red, multe e ricorsi, e via discorrendo, nella testa degli italiani la sicurezza troverà posto accanto ad altri temi di scarso interesse (rispettare le leggi, pagare le tasse,….). Insistiamo sui rischi per la vita, anche con campagne a tinte forti. Noi italiani, alla pelle ci teniamo. Più che alle regole.
    [risponde Maurizio Caprino] Preciso di aver sempre messo in relazione le carenze dei nostri costruttori nella sicurezza col disinteresse degli italiani. E aggiungo che però pure i costruttori devono impegnarsi di più in una campagna per la sicurezza: nei decenni ne hanno fatte a favore della vernice micalizzata anziché metallizzata, dell’Alcantara e di altre amenità: possibile che i loro poderosi uffici marketing e comunicazione non riescano a partorire qualcosa di efficace per far nascere il bisogno di sicurezza? Ovviamente senza eccedere nel senso opposto (cosa storicamente accaduta a metà anni Novanta), cioè instillare l’idea che basti avere un tal accessorio di sicurezza per sentirsi al riparo da tutto a prescindere dai propri comportamenti. Sono cose complessi, ma i signori di marketing e comunicazione, quando ci si mettono, possono fare davvero tanto.

  • renato |

    È una sorta di tragicomica: tg e quotidiani intronano con le “tragedie della strada”, ma gran parte delle vittime il suo destino se lo costruisce. Con comportamenti di guida del tutto irresponsabili, in primo luogo, ma continuando a considerare dispositivi salvavita e manutenzione uno sfizio per mollaccioni.
    Tanto sono tutti guidatori coi riflessi di Schumacher, che se una curva sul bagnato non la indovinano, hanno i riflessi di un rallysta nel correggere la traiettoria e l’esp non gli fa un baffo. I risultati? Indici di mortalità abnormi rispetto agli altri Paesi Ue. Con la complicità di costruttori e assicuratori, che non alzano un dito per incentivare l’acquisto dei mezzi meglio performanti in fatto di sicurezza attiva e passiva.
    Anzi, le versioni meglio dotate (esp, windowbag ecc) sono le più costose, così gli uni si arricchiscono facendo pagare l’esp 300 euro (sulla Panda) quando il costo industriale è 80, gli altri lucrano sui premi, tarati sul prezzo finale della vettura…
    Ah, per chi si fosse distratto: le stesse auto, negli altri Paesi Ue, sono proposte con esp e airbag di serie!

  • Guido Narcisi |

    Sono d’accordo con Lei
    Pensiamo solo all’estetica. Circolano vetture con le ruote in lega e d’inverno non acquistiamo i pneumatici antineve
    Narcisi

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