Confesso che sulla mia auto ho speso i soldi per ordinare i fari bixeno adattivi (optional) più perché il mio ruolo professionale m’imponeva di provarli a lungo che per effettiva convinzione. Ora, dopo quasi un anno, credo che servano davvero. Ma l’ho capito solo una settimana fa, guidando tra i curvoni di un’autostrada una vettura con fari normali.
Suggestione? Può essere: quando guidiamo, ci sentiamo tutti autorevoli come quando suggeriamo formazioni e tattiche al ct della Nazionale di calcio. E in 14 anni ho potuto vedere tanti casi di impressioni personali smentite dagli strumenti di misurazione. In questo caso, poi, lo scetticismo è d’obbligo: mentre sulle curve strette si accendono delle evidentissime luci supplementari di svolta che t’illuminano lateralmente fin quasi alla ruota anteriore interna, sui curvoni tutto si gioca in modo più discreto, col fascio luminoso che “ruota” di pochissimi gradi verso il margine interno della carreggiata.
Però, trovandomi per la prima volta in un anno al buio su una vettura con fari normali e un’autostrada che praticamente non conoscevo affatto, ho percepito che nella visuale mi mancava qualcosa rispetto a ciò cui mi ero abituato sulla mia macchina. Erano quei pochi gradi che ti pemettono di seguire che cosa c’è un po’ più avanti nella curva, non fermando la tua visuale al pezzo di guard-rail curvo che si trova in linea con i tuoi fari. Per carità, è poco. Ma me ne sono accorto. E soprattutto, se si pensa che a 130 all’ora in un secondo si percorre quasi l’intero spazio di frenata che serve per fermarsi da 100 all’ora, anche quel lievissimo anticipo con cui i fari adattivi ti fanno vedere un ostacolo (se stai attento) possono fare la differenza.
Ora spero di non tamponare nessuno. Altrimenti mi accorgerei dell’altra differenza che fanno i fari adattivi: quella sui costi di riparazione.