La prossima stretta sull’alcol e il marketing della politica

Vi sembrerà strano, ma spero di aver scritto delle stupidaggini sul giornale di ieri. Lo spero per il Paese: se tra una settimana le ipotesi di stretta sull’alcol alla guida si tradurranno in decreto legge (il pacchetto-sicurezza del nuovo Governo) così come le ho riportate nel mio articolo, sarà una conferma che legiferare in Italia è diventata una mera questione di marketing. Esattamente come sospetta l’antipolitica. E a prescindere dal fatto che governi la destra o la sinistra.

Il fatto è che – per quanto è trapelato finora – i due interventi in cantiere contro l’alcol alla guida rispondono più ai titoloni dei giornali sulle stragi del sabato sera che a reali esigenze di efficacia deterrente, che invece dovrebbero essere il fondamento di ogni norma penale (ricordo che da sempre la guida in stato di ebbrezza, contrariamente a quanto porterebbe a pensare il fatto di essere inclusa nel Codice della strada, non è un semplice illecito amministrativo come la stragrande maggioranza delle infrazioni stradali, ma un reato). Mi spiego.

La novità più importante è l’arresto immediato per il trasgressore. In sé, la cosa può anche essere giusta: pare scandaloso che chi guida ubriaco anche fradicio commetta un reato e non faccia nemmeno un’ora di carcere, come accade oggi (salvo in caso d’incidente molto grave, specie se fugge subito dopo averlo causato). L’unica controindicazione apparente è il fatto che forse i controlli antialcol richiederanno di spremere ancor più i ridotti organici delle forze dell’ordine, perché bisognerà occuparsi anche di trasportare gli arrestati. Ma il problema vero è che l’arresto rischia di diventare solo coreografia, con annesse scartoffie: se le pene previste per la guida in stato di ebbrezza – pur inasprite dal prossimo decreto legge – saranno tenute sotto i due anni, gli incensurati (cioè la stragrande maggioranza dei guidatori) potrà fruire della sospensione condizionale della pena. Il che significa che si viene portati in carcere subito e ci si rimane solo per le ore strettamente necessarie affinché i giornali scrivano che il responsabile è stato arrestato e il gip lo scarceri. Così l’opinione pubblica potrà illudersi che finalmente le pene sono reali.

L’altra novità che pare profilarsi è il ritorno alle sanzioni penali per chi rifiuta di sottoporsi ai test antialcol. Il rifiuto era stato depenalizzato l’estate scorsa dal decreto Bianchi e devo ricordare che io ero contrario. Avevo anche riportato almeno un episodio che mi dava ragione. Ma onestà vuole che si debba ragionare più con i numeri che con gli episodi e i numeri, che riporto sul Sole-24 Ore del Lunedì di domani, mi danno torto: la percentuale di conducenti che hanno rifiutato è molto diminuita. Probabilmente perché le sanzioni amministrative previste dal decreto Bianchi sono tanto pesanti (ci sono anche sospensione patente, fermo del veicolo per sei mesi e visita medica) che le persone, pur ubriache, capiscono che è meglio evitarle. Evidentemente l’episodio da me citato si riferiva a gente tanto ricca da poter girare con autista e avere almeno un’altra auto pronta da usare al posto di quella sottoposta a fermo. Ora una beffa del destino vuole che io sia riuscito a rendere pubblici i dati che dimostrano tutto questo solo due mesi dopo averli chiesti alla Stradale e nel frattempo il nuovo Governo vorrebbe abolire la depenalizzazione. Dimostrando o di non aver letto i dati o di infischiarsene, perché – ipotizzo – è meglio far scrivere dai giornali che si va in galera anche per il rifiuto; e di fatto non è vero, perché anche qui c’è in agguato la sospensione condizionale della pena.

P.S.: se uso il termine "marketing della politica" non è per il fatto che la principale forza politica oggi al potere sia nata stata costruita soprattutto da uomini di azienda seguendo in buona parte le regole del marketing. Infatti, sono convinto che ormai tutto è diventato questione di marketing, anche in politica, in tutta la politica (destra, sinistra, centro e chi più ne ha più ne metta): lo prova il fatto che l’estate scorsa avevo criticato anche il precedente Governo per questa tendenza (qui sul blog e sul giornale).

P.P.S.: non è nemmeno detto che il marketing sia una cosa di per sé negativa. Il fatto è che il marketing è la scienza che studia gusti e comportamenti della gente per capire come vendergli più "cose". Sarà un po’ arido e forse riduttivo, ma fondamentalmente è così ed è perfettamente legittimo che sia così. Bisogna però capire che quando le "cose" da vendere hanno una valenza sociale – come accade per la politica e per l’informazione – occorre anche chiedersi se il marketing sia sufficiente. Secondo me non lo è, perché rincorrere il consenso e le vendite finisce col non risolvere i problemi che si dice di voler risolvere e con l’alterare la coscienza stessa di un popolo. Lo penso proprio perché, nelle materie su cui ho un minimo di competenza, da tempo vedo la politica fare scelte tecnicamente sbagliate e l’informazione trattare argomenti indicati non da giornalisti ma da uomini di marketing. Con risultati che tecnicamente e moralmente non condivido.

  • Paolo |

    Buongiorno.
    Sono d’accordo con il Dott. Caprino sul fatto che è inutile prevedere l’arresto per la guida in stato di ebbrezza se poi, di fatto, in carcere non ci va nessuno. Ma c’è di peggio, indipendentemente dal fatto che le pene siano inasprite o no: la scarsità di controlli. Pene pesanti e controlli scarsi producono come unico risultato un pugno di sfortunati che passano guai, magari per una birra media, mentre tutti gli altri continuano indisturbati a guidare ubriachi.
    E’ molto meglio non esagerare con le pene ma fare tantissimi controlli, in modo che la probabilità di guidare in stato di ebbrezza e farla franca sia bassa. Questo sistema consentirebbe anche di identificare facilmente chi ha l’abitudine di guidare dopo aver bevuto, perché verosimilmente costoro sarebbero pizzicati più volte. Avrebbe quindi senso inasprire progressivamente le pene per i recidivi. C’è solo un piccolo problema: fare i controlli costa, introdurre pene severissime è gratis.
    Un saluto.
    [risponde Maurizio Caprino] Assolutamente vero: fare i controlli costa. E, nonostante ci sia stata la ferma volontà di aumentarli, si è presto arrivati al limite fisiologico consentito dalle risorse disponibili. Sto lavorando per dimostrarlo, credo che nei prossimi giorni scriverò qualcosa d’interessante sul giornale.

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