Lavorandoci da qualche anno, il sospetto ce l’avevo già. Un mese e mezzo fa, mettendo mano alla classifica Aci-Istat delle strade più pericolose, avevo trovato più di un’incongruenza e un addetto ai lavori che ha di prima mano i dati di una provincia mi aveva detto che non coincidevano con quelli elaborati dall’Istituto di statistica. Ma solo l’altro ieri ho avuto la conferma che le cifre sugli incidenti sono quantomeno “ballerine” e ho capito perché.
Se l’ho capito, devo ringraziare un fedele lettore che mi ha segnalato una notizia dal sito specializzato Trafficlab. Qui si spiegava che l’Osservatorio sull’incidentalità della Provincia di Modena in un suo studio ha riscontrato differenze tra i propri dati e quelli Istat e le ha spiegate col fatto che l’Istituto nazionale di statistica (evidentemente interpellato dall’Osservatorio modenese) sostituisce con proprie stime le cifre relative ai comuni per i quali i quali i dati rilevati hanno un andamento non coerente nel tempo.
Sarebbe interessante sapere come si valutano coerenza e incoerenza (soprattutto nei centri più piccoli, si può passare tranquillamente da zero incidenti a dieci e su numeri così bassi il totale delle vittime è molto influenzato da quanti passeggeri c’erano sui veicoli coinvolti). Resta comunque la notizia principale: non sappiamo di preciso neanche quanti sono gli incidenti, i morti e i feriti e non solo per i ritardi di molti comandi delle Polizie municipali nel trasmettere i dati (questo era già noto), ma anche perché c’è un miscuglio di numeri accertati e stimati. Il che aumenta il grado d’incertezza.
Aggiungo che sento sempre più spesso voci che avanzano dubbi anche su ciò che accade all’estero. Ricordiamocene tutte le volte che abbiamo a che fare con le statistiche sul raggiungimento o meno degli obiettivi stabiliti dalla Ue (dimezzamento della mortalità entro il 2010). E una di queste sarà di certo il mese prossimo: a Bruxelles si farà il punto della situazione a due anni dall’”ora X”.