Il nomade ubriaco, il prestanome e i troppi controllori

A Pasquetta ha tenuto banco l’incidente causato dal nomade ubriaco che ha travolto una tranquilla coppia in auto presso Torino. Non ripeterò le cose su alcol, droga e sanzioni che scrivo da un anno in occasione di incidenti analoghi. Piuttosto, voglio attirare la vostra attenzione su un fatto apparentemente nuovo e secondario: la vettura guidata dal nomade risultava intestata a un altro nomade assieme ad altri 500 veicoli. Insomma, è il caso di un prestanome irreperibile o nullatenente, su cui scaricare facilmente ogni responsabilità su multe, bolli e incidenti. Uno scandalo? Non proprio…

Il vero scandalo è che abbiamo una legge che lo ha sempre consentito e continua a farlo anche oggi, nonostante sia stata  cambiata più volte negli ultimi anni. In nome della semplificazione, parola d’ordine di tante campagne elettorali e giaculatorie di imprese, sindacati e associazioni varie. Certo, semplificare è sacrosanto, ma non può essere l’unica preoccupazione. Altrimenti diventa uno slogan vuoto, ripetuto pappagallescamente anche dalla gente al bar. Dunque, spieghiamo dove sta il problema.

Siamo sempre stati tra i più fiscali sui passaggi di proprietà dei veicoli (motorini esclusi), imponendo per ottant’anni che fossero certificati addirittura da un notaio, oltreché comunicati a Pra e Motorizzazione. Da un paio d’anni, con la semplificazione, ci siamo accontentati anche di avere come certificatori anche i dipendenti comunali e i titolari delle agenzie di pratiche auto; ma resta comunque il fatto che su ogni trapasso vigilano in tanti. Troppi, se si considera che in realtà hanno pochi poteri: per legge, devono solo autenticare la firma del venditore, cioè accertare che la persona che firma si chiami effettivamente come dice di chiamarsi.

Per il resto, non possono nemmeno accertarsi che questi sia davvero il proprietario del veicolo venduto né verificare se l’acquirente sappia davvero di aver acquistato il veicolo. Per legge (Codice della strada e Codice civile), basta dichiararsi proprietari di un veicolo per poterlo vendere (al limite, si paga doppia l’Imposta comunale di trascrizione se dai documenti risulta che il veicolo è intestato a un’altra persona) e non è prevista nemmeno la contestuale presenza dell’acquirente alla firma dell’atto di vendita. Così era all’epoca del monopolio dei notai e così è ancora oggi, anche se non ho visto altri giornalisti scriverlo.

Io lo denuncio da oltre dieci anni, dicendo che poi non possiamo stupirci se ogni tanto spuntano casi di prestanome cui sono intestati centinaia di veicoli usati per commettere reati o per guidare pericolosamente. O anche senza far danni apparenti, ma riservandosi il vantaggio di poter evadere il bollo. Gli addetti ai lavori lo sanno benissimo e anche i politici che hanno avuto via via potere in materia lo hanno via via saputo. Ma evidentemente alla maggioranza (di destra, di sinistra o di centro, secondo i periodi) non interessa. O interessa di più conservare lo status quo. Io credo che sia interessante raccontarlo ai cittadini: contribuisce a dare un’idea di come funziona una democrazia "complessa e moderna" come quella che diciamo essere la nostra.

  • Paolo |

    Buongiorno.
    Sono d’accordo con il Dott. Caprino sull’assurdità delle leggi e della burocrazia, che permettono di intestare facilmente automobili a prestanome. L’effetto deleterio sulla sicurezza stradale è però dovuto ad una causa concomitante, ossia il fatto che le infrazioni al CdS sono rilevate quasi esclusivamente con strumenti automatici, che non identificano il conducente del veicolo.
    Il responsabile di una violazione al CdS è il conducente del veicolo, e non il proprietario. Se il veicolo viene fermato da una pattuglia il conducente è identificato senza dubbio, e le conseguenze della violazione ricadranno su di lui. Ma quando si usano strumenti automatici si può identificare solo il proprietario, e se questo è un prestanome irreperibile il conducente non rischia nulla.
    Siccome di pattuglie sulle strade non ce ne sono quasi più, e quando ci sono stanno solo a guardare l’autovelox appena piazzato, intestando l’auto ad un prestanome si può fare qualsiasi cosa con la certezza dell’impunità. Fino a che non succede l’incidente, naturalmente.
    Un saluto.
    [risponde Maurizio Caprino] I controlli automatici dovrebbero servire soprattutto nelle circostanze e nei luoghi in cui non è possibile fermare i trasgressori e dovrebbero proprio liberare pattuglie per svolgere servizi di controllo tradizionale. Se questo non si fa, c’è qualcosa che non funziona. Più precisamente, è indice che si vuol solo fare cassa.

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