Circonvallazione di Roma, i vigili denunciano ma il Comune è fermo da anni

Immagine_123_2 Secondo voi, la striscia quasi orizzontale che si vede al centro di questa foto è un marciapiede o uno spartitraffico? Certo, per voi non è una domanda fondamentale. Ma probabilmente dalla risposta dipende la vita delle migliaia di persone che ogni giorno passano sulla Circonvallazione Olimpica, tra la Salaria e la Tangenziale Est. Uno degli assi nevralgici del traffico di Roma. Sì, perché gli incidenti per salto di carreggiata sono tanti. Da anni. Lo dicono anche i vigili urbani, il cui comando di zona ha chiesto ufficialmente di fare qualcosa già nel 2001. Ma il Comune traccheggia sulla decisione di mettere il guard-rail centrale. Tra i motivi, pare di capire, c’è il fatto che tra le due carreggiate c’è un marciapiede, che non è obbligatorio proteggere con una barriera. Se fosse stato un semplice spartitraffico, l’obbligo ci sarebbe stato. Almeno in teoria…

Certo, perché una norma su come devono essere i guard-rail e dove devono essere messi c’è da tempo: il decreto ministeriale 3 giugno ’98, emanato dall’allora ministero dei Lavori pubblici. E ancora prima (dal ’96) ce n’era un’altra uguale. Entrambe indicano che tra i punti da proteggere ci sono gli spartitraffico, anche se non c’è un obbligo specifico di farlo anche sulle strade esistenti e mai sottoposte a lavori di riqualificazione. Non solo: manca pure una sanzione per gli enti proprietari inadempienti.

In ogni caso, pare che il Comune giustifichi l’assenza del guard-rail non solo con la mancanza di fondi (dove finiscono gli incassi delle multe?), ma anche col fatto che il Piano generale del traffico (Pgt) non prevederebbe barriere al centro dell’Olimpica. Onestamente non so se un Pgt possa spingersi a questi dettagli, ma se così fosse sarebbe solo perché a separare quelle due carreggiate c’è ciò che viene considerato un marciapiede e non uno spartitraffico, altrimenti si sarebbe violato il decreto non solo nei fatti, ma anche sulla carta (cosa che di solito non si fa, almeno quella). Ma provateci voi a usare quella striscia per camminarci: certo, è pavimentata come un marciapiede, ma è troppo stretta e interrotta da pali della luce per lasciare tranquillo qualsiasi pedone dotato di buon senso.

Tanto più che le velocità dei veicoli, se non c’è l’ingorgo dell’ora di punta, sono alte. Nulla di scandaloso: è la stessa segnaletica che permette i 70 all’ora, evidentemente dando a questa strada lo status di "urbana di scorrimento" (poi magari andrebbe verificato se ce ne sono tutti i requisiti.

Dunque, quella striscia di mattoni andrebbe considerata come uno spartitraffico e per questo munita di guard-rail. Subito. Si sono persi già anni.

  • alexmrg |

    Rettifica: ho citato erroneamente il 2005; il riferimento esatto è il decreto 5 novembre 2001: scusatemi.

  • alexmrg |

    Azzeccato il post.
    Due (almeno) sono le principali incongruenze delle Amministrazioni in materia di sicurezza stradale: gli accessi ed i dispositivi di ritenuta (cioè, per semplificare, i guard-rail): per quanto riguarda i primi, si è provveduto ad una diligente omissione (che dura ormai da 16 anni) evitando di emanare i decreti attuativi, mentre per i secondi non è mai stata abrogata la disposizione del decreto del 1992 che prevede la possibilità per le Amministrazioni di evitare gli adeguamenti se non in presenza di riqualificazione della piattaforma (che, inutile dire, non viene mai eseguita).
    Allora, dal momento che non sono ammessi (per inciso, da nessuna normativa al mondo) i marciapiedi insistenti sul margine interno della carreggiata (per ovvi motivi, a meno che la sua larghezza non sia normata per prevederlo: in Italia quasi mai) la fotografia riporta uno spartitraffico a tutti gli effetti e dunque il dispositivo di ritenuta sarebbe obbligatorio per i disposti del decreto del 2004 che aggiorna quello del 1998. Il fatto più vergognoso è la presenza dell’ostacolo (il palo di sostegno del portale) che, questo sì, dovrebbe necessariamente essere attrezzato con barriera di sicurezza e/o di attenuazione.
    Ma c’è di più: pure il marciapiede (quello vero, laterale) dovrebbe essere protetto da barriera, perché il decreto del 2005 lo impone, riferendosi alla velocità limite superiore di progetto (80 km/h per quella tipologia) e non ci vuole molto a capire che la velocità prevista (che, per inciso, non significa quella derivante da segnaletica) sia superiore ai 70 km/h, limite discriminante per l’esistenza della barriera.
    Il vero problema in realtà, alla fine sta nelle mancate riqualificazioni che non vengono effettuate perché “consumano” spazio che la scorretta pianificazione territoriale non rende più disponibile. Una barriera richiede tanto più spazio quanto più è elevata la sua classe (semplificando molto, la capacità di assorbire l’urto corretta in funzione della quota di traffico pesante) e dunque sarebbe necessario ampliare la piattaforma per adeguare l’ingombro delle banchine e dei dispositivi di ritenuta. E qui ancora si riscopre la sconfortante furbizia delle amministrazioni: dal momento che, come noto, le statistiche sono spesso inadeguate, “giocando” sulla quota di traffico pesante (che è variabile, anche di molto, nel tempo) si riesce ad installare una barriera di classe inferiore, che richiede meno spazio, ma che anche restituisce meno garanzie.
    Ma non preoccupatevi per la vostra sicurezza: c’è sempre l’autovelox che veglia su di voi.
    [risponde Maurizio Caprino] Posso solo aggiungere una piccola precisazione e un particolare ulteriormente sconfortante.
    La precisazione è che io citavo la normativa vigente nel 2001, quando i vigili urbani segnalarono (invano) il pericolo.
    Il particolare ancora più sconfortante riguarda gli accessi: la normativa non solo è inattuata, ma fu anche modificata (credo già nel ’99, se non ricordo male) in modo che rimanesse tale. Infatti, l’eliminazione degli accessi abusivi fu subordinata a un loro censimento, che avrebbe dovuto essere a cura dei Comuni. Si, ciao! (espressione di scetticismo che copio pari pari dagli sketch di Antonio Albanese-Cetto La Qualunque e dal libro best seller “La Casta”, di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella).

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