Il blocco dei tir: ora attenzione ad auto-lumaca e cartelli ai distributori

Si vede subito che l’Italia è a secco di combustibili: entrate in autostrada o in tangenziale e troverete che praticamente tutti rispettano i limiti. Stasera non lampeggiava più nemmeno il dissuasore di velocità sul viale dell’aeroporto di Bari, della cui inutilità vi ho parlato la settimana scorsa. Paradossalmente, continuo a vedere una guida più aggressiva in centro abitato: forse molti non sanno che il consumo aumenta soprattutto in città. In ogni caso, considerate che fuori città in questi giorni si viaggia più lenti e qualcuno lo è anche troppo (50 all’ora in autostrada). Ricordatevene, prima di tamponarlo.

Altro problema, i rallentamenti e le incertezze vicino ai distributori:
– nei pochi ancora aperti, le code arrivano sulla strada e possono sorprendere i più distratti;
– in alcuni di quelli già chiusi, nemmeno il blocco dei tir ha sradicato il vizio solito di lasciare il  cartello di “aperto” sempre e comunque, per cui chi vi precede potrebbe rallentare, scartare e riaccelerare all’improvviso perché sta cercando rifornimento e per un attimo il cartello lo illude di averlo trovato.

  • Antonio Bertocci |

    Vi segnalo allora che Amsterdam si sta dotando di linee tramviarie merci che dovrebbero portare all’espulsione dal centro storico di alcune migliaia di camion e furgoni.
    E non è un centro minore… Oggi il controllo computerizzato della logistica può consentire di cambiare volto alal distribuzione merci. Senza che questo ci obblighi ad aprire il capitolo sacrifici.
    Bisogna però volerlo davvero…

    [Risponde Maurizio Caprino] Grazie per la preziosa segnalazione. Certo, bisogna volerlo davvero. Credo che l’esperienza di questi mesi con la CO2 (allarme scattato dieci anni fa e ignorato fino all’anno scorso) dimostri che per farlo volere davvero a tutti occorre un sistema di penalizzazioni economiche per chi resta inerte.

  • paolo |

    X antonio bertocci. In effetti hai ragione a dire che in italia siamo diventati pigri e nessuno vuole rinunciare alle comodità. Anch’io in vacanza a piran, slovenia, vicino a portorose ho visto uno sbarramento simile a quello che hai visto tu. Pero’ se in nome del risparmio energetico e del minore inquinamento dobbiamo fare qualche sacrificio e rinunciare a qualche comodità, dobbiamo farlo tutti. Esempio, perchè nessuno dice che gran parte dell’inquinamento proviene dai riscaldamenti e che lo stato dovrebbe negli enti pubblici , comprese le scuole, accendere il riscaldamento SOLO quando la temperatura scende sotto i 15 gradi. Con 16-17 gradi è vero che c’è un po’ di disagio, pero basta vestirsi un po’ di piu’ e non c’è problema, non venitemi a dire che i bambini poverini si ammalano con 17 gradi e le maestrine poverine sentono freddo alle loro delicate zampette.

    [risponde Maurizio Caprino] Sono d’accordo con tutti, ma voglio precisare che certi blocchi del centro storico temo siano possibili in modo così indolore solo in centri molto piccoli. Certo, in Italia non riusciamo a farli nemmeno lì…

  • Antonio Bertocci |

    SACROSANTO BORIS. Aggiungo: metà del calo del traffico (oggi in Milano i tempi di percorrenza sono meno che dimezzati!!) dipende da ciò che lui sottolinea, l’altra metà dal fatto che è assente la pletora di furgoni, camion, camioncini, tir che – di solito in sosta fino alla terza fila – rifornisce negozi e quant’altro.
    Perché l’Italia è ormai l’ultimo Paese d’Europa in cui gli approvvigionamenti avvengono con camion enormi anche in pieno centro e nelle ore di punta della giornata, con effetti disastrosi sul traffico.
    Per non tacere della miriade di artigiani che, per riparare un rubinetto o cambiare un fusibile, si sposta con un furgone (taglia minima il Ducato) e lo piazza dove capita perché (lui!) "sta lavorando".
    Esempio banale: nel paesino della Camargue da 1000 abitanti dove trascorro le ferie, il centro storico è dotato di cancelli, aperti dalle 7 alle 9.30 del mattino. Alle 9.31 arriva un vigile e chiude i lucchetti: negozi, alberghi e ristoranti lavorano benissimo lo stesso, per le emergenze c’è un telecomando riservato a lettighe, pompieri e polizia e non ho mai sentito un solo titolare di attività del centro storico lamentarsi di disagi dovuti al fatto che i mezzi non possano accedervi dopo le 9.30.
    Vogliamo immaginare che succederebbe in Italia?

  • boris |

    Non solo si va più piano: il traffico si è ridotto alla metà (stima a naso). Evidentemente un buon 50% di persone non ha bisogno dell’auto, e questo la dice lunga sulle tante chiacchiere sull’ "ineluttabile necessità" dell’automobile.

  • paolo |

    Paradossalmente si guida in modo piu’ aggressivo in centro abitato perche’ in centro abitato ci sono meno controlli, no- autovelox e no- pattuglie anti discoteca. Poi le tante e inutili rotonde che ci sono ora nei centri abitati creano l’effetto curva del casino del gp di montecarlo. Un mio amico le rotonde non le chiama rotonde, le chiama chicanes.

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