Sono anni che i ministeri cambiano nome e competenze, in nome dell’immagine e (almeno così si dice) dell’efficacia organizzativa. Di ulteriori cambiamenti si è parlato anche nelle cronache dei giorni scorsi, nel quadro di proposte per ridurre i costi della politica. Poi però è difficile che qualcuno parli delle conseguenze di tutte queste modifiche. Che, per quanto riguarda gli argomenti di questo blog, sono rilevanti: gli apparati ministeriali non avevano ancora del tutto digerito l’accorpamento tra Lavori pubblici e Trasporti deciso da Berlusconi nel 2001 che già Prodi aveva ripristinato la separazione. Non basta: con l’occasione, si è pensato di far passare alcune materie dalla competenza degli ex-Lavori pubblici (ora Infrastrutture) a quella dei Trasporti.
Tra queste, l’omologazione dei guardrail. Il 15 novembre, il capo del dipartimento Trasporti terrestri (di cui fa parte la Motorizzazione) ha scritto una circolare in cui ammette che il passaggio di competenze dev’essere ancora perfezionato, ma ricorda che da tre mesi è scaduto il regime transitorio, per cui per tutte le opere i cui bandi di gara siano posteriori al 20 agosto occorrerà usare guardrail conformi alle norme omologative più recenti e severe. Meno male che, nel caos del passaggio di competenze, si sono ricordati almeno di questo. Ma quante altre questioni restano nel cassetto, in attesa che la burocrazia ministeriale si dia una riordinata?
Beninteso, con questo non voglio attaccare tanto la burocrazia ministeriale, quanto la politica che la fa cambiare in continuazione e la stampa che dà risalto solo agli annunci sui cambiamenti senza poi indagare sulle conseguenze che essi portano.