Col ritorno a casa dei due ragazzi che hanno travolto in moto il povero bambino di Bormio, si è snodato il solito copione della pubblica indignazione: “Si finisce in carcere per troppo poco tempo, quando ci si va”. Stavolta si sono aggiunti i commenti degli esperti sulle carenze del Codice penale (domenica ne ha scritto anche “Il Sole-24 Ore). Vorrei però farvi notare un particolare: i due ragazzi sono stati scarcerati anche perché non si è riusciti a dimostrare che sapessero di percorrere una pista ciclabile o perché addirittura la segnaletica per chi proviene da un senso è diversa da quella per chi viene dalla parte opposta. Insomma, il solito pasticcio di cartelli.
Non so se davvero quei ragazzi non sapessero nulla e comunque sembra che stessero transitando in modo spericolato. Ma l’idea che la segnaletica abbia concorso all’incidente non è teoricamente campata in aria. Morale: occorre fare molta attenzione anche sulle stradine che sembrano tanto tranquille che ci si porta anche i bimbi in bici. Perché saranno certamente percorse in gran parte da tranquille famigliole, ma lo scavezzacollo può sempre capitare. E potrebbe essere lì nemmeno per colpa sua, ma della segnaletica che non c’è o non è chiara.