Ma quella appena trascorsa non era la settimana mondiale della sicurezza stradale? A giudicare da quello che si è visto sulle strade, sembrerebbe proprio di no. Da lunedì a venerdì le iniziative per promuovere la sicurezza si sono concentrate soprattutto nelle scuole, ma sabato e domenica – quando più o meno tutti hanno preso l’auto approfittando del ponte di fine mese e del bel tempo – proprio bambini e ragazzi sono stati al centro delle infrazioni più pericolose.
Infatti, ne ho visti molti in braccio a uno dei genitori, esattamente come si vedevano fino a vent’anni fa. Come se nel frattempo non avessero reso obbligatori i seggiolini e munito le auto di airbag, che quando scoppiano (e non è detto che ciò accada solo per un incidente, sono possibili anche malfunzionamenti) sono letali per i bambini tenuti a pochissimi centimetri da essi. Ho visto poi una ragazzina che si faceva scarrozzare stando in piedi e con la testa fuori dal tetto apribile, come se stesse sull’ammiraglia del Giro d’Italia. Se le cosa stanno così, è già un miracolo se ogni anno sulle strade italiane muoiono “solo” 100 bambini.
Non so quanti di loro abbiano partecipato o potuto partecipare alle iniziative delle scuole in occasione della settimana della sicurezza stradale. Il timore è che – anche per chi ha potuto seguire uno dei tanti eventi organizzati – alla fine i messaggi che sono rimasti in testa sono sempre i soliti: vai piano, allaccia la cintura, non bere e non drogarti. La sicurezza stradale, invece, è fatta di tante altre cose. Certo, vanno tutte spiegate e capite, mentre bimbi e ragazzini tendono a essere superficiali. Ma forse un modo per interessarli di più lo si dovrà pur trovare. Anche perché sarà comunque più semplice che vincere l’indifferenza e l’ignoranza dei genitori, che accettano tranquillamente di trasportare i propri figli in quelle condizioni.