Ci risiamo: sui giornali c’è grande risalto per brutti episodi di cronaca che hanno per protagonisti gli extracomunitari e tra la gente ci sono rigurgiti d’intolleranza. Il più clamoroso riguarda proprio una tragedia della strada:è il rogo appiccato al campo nomadi dove abitava chi la settimana scorsa ha falciato alcuni ragazzi marchigiani guidando ubriaco. Quella strage avrebbe potuto compierla anche un italiano: non c’è alcuno studio che dimostri che noi prima di metterci alla guida beviamo meno degli altri. Piuttosto, quando arrivano in Italia persone che hanno imparato a guidare in Paesi meno sviluppati, i problemi sono altri.
Tanto per cominciare, c’è una difficoltà a imboccare autostrade e superstrade, che in molti Paesi (anche quelli che hanno un trattato di reciprocità con l’Italia,per cui i rispettivi cittadini possono guidare nell’altro Paese semplicemente convertendo la loro attuale patente, senza alcun esame) sono ancora inesistenti o assai poco diffuse. Alcuni clamorosi casi di contromano si spiegano così.
C’è poi il problema della segnaletica: spesso in Italia i cartelli non rispettano gli standard internazionali, perché le indicazioni aggiuntive (quelle dei pannelli integrativi sottostanti) non sono riportate con simboli, ma con parole italiane che non tutti capiscono (a volte risultano criptiche anche a noi italiani!). Da un paio d’anni, gli extracomunitari possono sostenere gli esami di guida anche in lingue diverse dall’italiano. Un segno di civiltà e integrazione, che però fa a pugni con larealtà della nostra segnaletica.