“È stata la Ragioneria dello Stato a bocciare il mio emendamento che voleva restituire l’equo indennizzo agli appartenenti alle polizie locali”. Apparentemente non fa una piega la spiegazione di Emanuele Fiano, il deputato Pd autore di quell’emendamento, sulla scelta della Camera di continuare a trattare i vigili come qualsiasi altro dipendente comunale. Ma siamo tutti adulti e sappiamo che la politica, quando vuole, fa passare anche misure con le coperture finanziarie più fantasiose, ignorando anche i rilievi degli uffici tecnici. Quando vuole.
Il punto è che per i vigili non ha voluto. Non solo per loro, certo. Ma qualche riflessione sui vigili va fatta, se non altro perché ormai sono loro gli agenti più presenti in strada, tanto che la maggior parte degli incidenti stradali viene rilevata da loro (e non solo perché in città i sinistri sono di più: li vediamo non di rado anche in ambito extraurbano, perché la Polizia stradale ha quasi abbandonato la viabilità ordinaria e i Carabinieri non possono tapparne tutti i buchi).
Aggiungiamo che sempre più spesso si vedono indagini risolte dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza messe dai Comuni e gestite dai vigili (quindi non solo autovelox, fotored e affini come pensa la gente). Impianti “stupidi” o, talvolta, tanto intelligenti da tenere sotto controllo persone sospette per conto di Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e pubblici ministeri.
Dunque, lo Stato non solo toglie alle polizie locali l’equo indennizzo, ma beneficia anche una funzione di supplenza prestata dalle polizie locali con i soldi dei Comuni. Si spera che almeno lo Stato qualche volta dica sottovoce un “grazie”: di apprezzamenti ufficiali e sbandierati non se ne parla, forse anche per il giusto timore di far montare la testa ai “sindaci sceriffi”, altra espressione della nostra politica di cui è bene non essere troppo orgogliosi.
Ma i Comuni di tutto questo che ne pensano? Potrá l’Anci, da poco guidata dal renziano Antonio Decaro, alzare la voce contro il Governo?