Ora forse qualcuno se la prenderà col Tutor. Di certo l’incidente di stamattina tra Molise e Puglia sull’autostrada A14 (tre morti su un’auto finita contro un camion in sosta su una piazzola) riporta alla mente le perplessità che molti utenti abituali di quel tratto hanno avuto fin da quando vi è stato installato – per ben 200 chilometri di fila – il sistema che controlla anche le velocità medie: su un percorso rettilineo, piatto e poco trafficato come quello dell’A14 nel Foggiano, rispettare i limiti di velocità significa addormentarsi. E infatti, tra le possibile cause dell’incidente di oggi, le cronache riportano anche il colpo di sonno. Ma prendersela col Tutor è prematuro. Non solo perché sulla zona gravava stamattina anche la nebbia.
Infatti, le prime statistiche sull’incidentalità nei tratti controllati dal Tutor risultano positive e probabilmente un’ulteriore conferma arriverà dopodomani, nella conferenza stampa sulla sicurezza che Autostrade per l’Italia ha convocato proprio pochi minuti fa a Roma. Certo, le statistiche sulla materia (e in particolare quelle italiane) non dicono tutto e talvolta sono distorte, ma un primo riscontro obiettivo lo forniscono. Probabilmente, quindi, la verità sta nel mezzo: il Tutor evita alcune conseguenze dell’eccessiva velocità (incidenti e aggravamento delle conseguenze di sinistri causati da altri fattori), ma ne porta altre (sonnolenza da monotonia e aggravamento della sonnolenza da stanchezza; entrambe queste forme sono molto presenti sul tratto foggiano, che non solo è monotono, ma è anche percorso da molti guidatori di lunga distanza, che hanno già “dato tutto” nelle centinaia di chilometri precedenti, caratterizzati da curve e traffico). Solo che al momento l’effetto positivo sembra prevalere su quello negativo (sempreché non si bari intenzionalmente per nascondere i sinistri dovuti a sonno, ma questo non lo credo).
Piuttosto, l’incidente di stamattina mi fa venire in mente due altre considerazioni: le piazzole di sosta si continuano a usare impropriamente (e Autostrade per l’Italia ha colpe specifiche) e il sonno è un problema sottovalutato (ci sono dati recenti della Polizia stradale che lo dimostrano).
Quanto alle piazzole, Autostrade per l’Italia ammette il problema, tanto che lo ha affrontato anche nelle sue campagne sulla sicurezza fatte negli ultimi due anni. Ma la società autostradale riversa tutte le colpe sull’ignoranza di chi pensa che sulle piazzole ci si possa fermare anche in casi diversi dall’emergenza. Oppure addita la mancanza di spazi nelle aree di servizio, che di notte costringerebbe molti camionisti a riposare nelle piazzole perché nelle aree c’è già il “tutto esaurito”. Questa è un’autoaccusa solo in teoria, perché subito dopo l’azienda spiega di avere in corso un massiccio programma per l’ampliamento delle aree di servizio e di sosta. Ma il punto è che sulla parte meridionale dell’A14 le aree sono già ampie, perlomeno in rapporto al traffico: i camionisti dormono in piazzola per sottrarsi a furti e rapine, più frequenti nei piazzali degli autogrill. Quindi Autostrade per l’Italia dovrebbe spendere subito per assicurare un servizio di vigilanza: forse basterebbe pagare qualche metronotte.
Quanto al problema-sonno, l’ultima ricerca fatta sui giovani per conto della Polizia stradale (Icaro 7) lo ha incluso tra gli aspetti da indagare e i risultati sono stati preoccupanti: la maggior parte degli interpellati si accorge di essere in condizioni in cui è pericoloso guidare solo dopo che la palpebre tendono già ad abbassarsi, cioè quando può essere troppo tardi (l’abbassamento delle palpebre è solo l’ultimo dei segnali che il nostro corpo ci manda per dirci che ha bisogno di riposare). Non basta: anche dopo essersi resi conto di avere sonno, si ricorre a rimedi inefficaci come abbassare il finestrino, alzare il volume della radio e parlare con qualcuno (col passeggero se c’è, altrimenti ci si mette al cellulare). E invece l’unica cosa che funziona sul serio è fermarsi per un breve riposo.