Carla Bruni, lo spot della Musa e la lezione di Vodafone

Pazienza. Tra i fiumi d’inchiostro che si sono scritti nell’ultimo mese su Carla Bruni, nessuno si è preso la briga di notare che la modella-musicista è protagonista di una campagna pubblicitaria massiccia (a beneficio – guardacaso – delle casse degli stessi mezzi d’informazione che la mettono in copertina per aver conquistato il presidente della Repubblica francese) con uno spot quantomeno discutibile sul piano della sicurezza stradale. Tanto più che è andato in onda negli stessi giorni di uno spot ben più corretto. Eppure la Bruni è la neo-moglie del presidente francese Nicolas Sarkozy, uno dei maggiori artefici (quando era ministro dell’Interno) della tolleranza zero che ha contribuito a portare la Francia in testa alla classifica dei Paesi europei impegnati a raggiungere l’obiettivo fissato dalla Ue: dimezzare entro il 2010 i morti sulla strada rispetto a dieci anni prima.

Che cosa ha combinato Carla Bruni in questo spot? Il copione prevedeva che lei dovesse stare semisdraiata sul divano posteriore di una Lancia Musa. Ma quella è una posizione incompatibile con la cintura di sicurezza, tanto che nelle frazioni di secondo in cui si vede la Bruni semisdraiata sembra addirittura che non la indossi, nonostante dai finestrini si veda chiaramente è in movimento. E invece, rivedendo il filmato alcune volte di seguito, ho visto che la cintura posteriore era allacciata, ma non la si vedeva su addome e torace della signora Sarkozy perché era stata fatta passare non sulla spalla come sarebbe corretto, ma sulla testa dell’omero, il che potrebbe renderla quasi inutile in caso di urto frontale.

I più maligni potrebbero insinuare che questa posizione strana della cintura sia stata scelta apposta per dare l’idea di una star che non vuole rovinare il prezioso abito di gala che indossa nello spot. Io, più semplicemente, penso sia stato un modo per conciliare alla meno peggio la posizione semisdraiata prevista da copione con l’esigenza di indossare comunque la cintura: stando seduti in quella maniera, facendo passare la cintura sulla spalla, c’è il rischio che poi essa si sposti sul collo durante un urto, diventando quasi una ghigliottina (già che parliamo di Francia…).

Comunque, sarebbe stato molto meglio far sedere la Bruni come si deve. Cioè normalmente, come l’altra bellona (può anche essere un personaggio noto, ma non ci capisco nulla, scusatemi) che in questi giorni fa pubblicità alla Vodafone, armeggiando su un computer sempre stando seduta sul sedile posteriore di un’auto in movimento. L’impronta di questo spot è molto anglosassone (come la casa-madre Vodafone). E non mi sembra un caso se in Gran Bretagna già 13 anni fa rimasi sorpreso perché praticamente tutti allacciavano le cinture posteriori anche in città. E i risultati si vedono: il Regno Unito ha statistiche che non migliorano come quelle francesi, ma probabilmente è perché erano già migliorate da anni, grazie anche alle cinture posteriori. Meditate, gente che s’interessa delle modelle, meditate.