Sì, avete letto bene: il display di questo etilometro segna un tasso di 3,20 grammi/litro. Più di sei volte oltre il massimo consentito (0,5) e soprattutto - stando ai prontuari – un livello al quale una persona va in stato confusionale, vede doppio e ha evidenti difficoltà di coordinamento motorio. Insomma, quella che in linguaggio comune s'intende come ubriachezza vera e propria. Sempre secondo i prontuari, oltre questi sintomi c'è solo il coma etilico, che arriva verso i 4 g/l e può condurre alla morte. Eppure chi ha controllato (dopo un incidente) questo guidatore ubriaco fradicio mi garantisce che non sembrava così sbronzo: certo, aveva qualche sintomo, ma sembrava come i tanti che vengono colti in "semplice" stato di ebbrezza (loquacità e alcune difficoltà di movimento, roba da tasso alcolemico intorno a 1). Come può essere?
Innanzitutto, va premesso che anche la seconda rilevazione (obbligatoria per legge prima di denunciare il trasgressore) ha dato esito concordante: 3,14. Gli agenti sono anche stati attenti a far passare abbastanza tempo, per evitare una falsa misurazione dovuta alla possibile presenza nel cavo orale di alcol bevuto da poco.
Restano dunque due ipotesi:
– inaffidabilità dell'etilometro (non di "quell'etilometro", che era regolarmente tarato, ma del principio di funzionamento di tutti questi apparecchi, che in questi mesi è messo in discussione da alcuni studiosi, come vi ho raccontato più volte);
– ottima resistenza di quel guidatore all'alcol, che però non è sufficiente a evitare le sanzioni perché gli agenti possono testimoniare che anche a occhio si vedeva che quella persona era sotto l'effetto dell'alcol e comunque il fatto che si sia verificato un incidente non aiuta a corroborare la tesi della sobrietà.