Fa una certa impressione leggere che il presidente dell'Automobile club di Torino prende spunto dal controverso servizio delle Iene sulla presunta irregolarità della sosta a pagamento per attaccare anche lui il sistema delle strisce blu. Intendiamoci, le argomentazioni del presidente sono pure condivisibili: lui non dice che sono vessazioni all'automobilista e che le strisce blu sottraggono spazio al traffico (anche perché poi su quello stesso spazio la gente parcheggerebbe lo stesso). Semplicemente, nota che, così come sono disegnate, quelle strisce intralciano e possono creare anche pericolo: ci sono strade dove, per guadagnare posti, le hanno disegnate a spina di pesce anziché in parallelo al senso di marcia, lasciando troppo poco spazio a chi transita. Questo anche perché i veicoli diventano sempre piu ingombranti. Un'argomentazione che condivido: si sposa bene con quanto scrivevo sul fatto che a volte le strisce blu sono state disegnate pure in prossimità d'incrocio, come se bastasse pagare la sosta per eliminare la pericolosità di queste situazioni, che è invece inequivocabilmente riconosciuta dal Codice della strada. E allora che cosa c'è che non va nelle parole del presidente?
Occorre avere un po' di memoria per vederlo. L'Aci, di cui il presidente fa parte, è quello stesso ente che ha addirittura partecipato a società di gestione delle strisce blu. In modo poco visibile, come nella Roma rutelliana. O in modo assolutamente palese nella Milano da bere, dove vent'anni fa il marchio dei parcheggi con le strisce blu era – appunto – Acipark. Parliamo di due città dove i problemi lamentati dal presidente dell'Ac Torino si sono presentati ugualmente. Possiamo pretendere un po' di coerenza a livello nazionale?