Chi lo ha detto che che certe cose si possano fare solo da ubriachi o sotto effetto di droghe? Sabato notte, un'auto accelerava fino ai 140 su una stradina delle campagne romagnole tanto stretta che c'è il limite di 70. Poi rallentava quasi a passo d'uomo per poi riaccelerare e così via. Un comportamento che ha attirato l'attenzione di una pattuglia di polizia municipale. Inseguimento da paura, alt e i vigili già pronti a fronteggiare le reazioni di un guidatore presumibilmente in stato di alterazione. Eppure…
Eppure si sono ritrovati un padre trentenne, con a fianco la moglie e dietro il figlio di pochi mesi. Tutti e tre regolarmente allacciati, nessun segno di "cose strane". Assolutamente nessuno. Insomma, era una semplice lite fra coniugi, col papà che ha perso le staffe a tal punto da mettere a rischio tutti. Come può capitare a chiunque di noi in certi momenti, ma forse senza arrivare a livelli del genere né tantomeno a deliri come quelli che talvolta finiscono in cronaca. O a tentativi di omicidio-suicidio fatti da chi si butta fuori strada deliberatamente quando ha a bordo qualcuno con cui non va d'accordo (passano spesso come normali incidenti, io mi sono accorto di un caso solo perché i protagonisti sono sopravvissuti e li conosco).
Il problema è che contro alcol e droga abbiamo strumenti di repressione. Imperfetti quanto si vuole, ma li abbiamo. Su cose del genere, no: se quando facciamo la visita medica per la patente non diamo a vedere grosse stranezze comportamentali (ammesso che il dottore voglia vederle), è fatta. E la psicologia del traffico è materia che resta confinata alle aule e ai convegni tra esperti.