Una postazione autovelox nel bel mezzo di un viale cittadino tanto largo da far perdere la sensazione della velocità reale. Dunque una valanga di multe, con polemiche incorporate. Un classico, sui viali italiani. In queste settimane tocca a Bologna, come leggete dalla notizia di agenzia qui sotto. In passato ce ne eravamo occupati per due cavalcavia, uno all’aeroporto di Fiumicino e l’altro alla periferia di Milano (viale Ghisallo). Tre storie che dimostrano come si pensi prima a reprimere (facendo cassa) e poi a prevenire.
Infatti, va bene che i limiti vanno rispettati, che le postazioni autovelox sono per legge presegnalate e visibili, che la gente guida distrattamente (soprattutto in città, perché spesso fa sempre lo stesso tragitto per andare e tornare dal lavoro e lì si è in preda ai propri pensieri e ai propri smartphone). Ma non va dimenticato che il gestore di una strada deve innanzitutto trovare il modo di diminuire gli incidenti al più presto possibile. E, se il problema è davvero la velocità, siamo sicuri che la soluzione migliore sia aspettare almeno un anno che la postazione di controllo automatica faccia effetto (va considerato il tempo per la gara di appalto, l’installazione e il cambio di abitudini da parte dei guidatori)?
Probabilmente è meglio usare soluzioni economiche e d’impatto immediato, come una segnaletica orizzontale (strisce sull’asfalto) che fa percepire la strada come più stretta e ingombra. Quindi innesca subito l’istinto di rallentare. E infatti a Bologna stanno facendo proprio questo. Peccato che lo abbiano capito solo dopo aver messo l’autovelox (ed essersi presi i rimbrotti della vicina Fiera): in fondo, per gli addetti ai lavori sono cose note. Tanto che hanno anche un nome tecnico: traffic calming (moderazione del traffico).