La fibrillazione aumenta di ora in ora, tra pubblica amministrazione e dintorni: domani il Governo dovrebbe varare la promessa riforma Madia e, temendo che per una volta si faccia sul serio, tutti corrono ai ripari. Non solo comuni impiegati che si chiedono dove verranno sbattuti con la mobilità di cui si parla, ma corrono anche voci su manager che corrono ad attribuirsi premi di risultato prima che la riforma li subordini alla crescita del Pil.
Tra le partite che riguardano più da vicino noi utenti della strada c’è l’annunciato accorpamento Pra-Motorizzazione. Sul Sole 24 Ore di martedì 3 giugno ho scritto le cose salienti del bilancio 2013 dell’Aci, chiuso non solo finalmente in utile, ma anche all’insegna di tagli di costo che appaiono finalmente strutturali e hanno portato a risparmi per 71 milioni. Solo che i risultati si fanno anche coi ricavi e qui torniamo ai problemi del passato: gli introiti sono aumentati solo perché il Governo Monti ha concesso nei suoi ultimi giorni un aumento delle tariffe Pra. In sostanza, l’Aci non riesce a fare business con i servizi ai soci (cosa che invece si fa all’estero) e così si finanzia prevalentemente con i servizi legati alla burocrazia dell’auto. Questo spiega l’importanza che per l’ente ha la partita della riforma Madia: se prevedesse davvero il distacco del Pra dall’Aci per accorparlo alla Motorizzazione, gli verrebbe a mancare il più importante polmone finanziario.
Emerge in particolare l’importanza dei rincari tariffari, che danno ossigeno alla gestione Pra annullando gli effetti della crisi del mercato dell’auto, che ha fatto diminuire il numero di pratiche. E sui rincari ci si spacca.
L’Aci fa notare che le tariffe erano ferme dal 1994, quindi era abbondantemente giunto il tempo di adeguarle. L’Unasca (la più importante associazione delle agenzie di pratiche auto) ritiene invece che proprio i 71 milioni di tagli nei costi dovrebbero bastare per tenere i conti in equilibrio, senza chiedere più soldi ai cittadini che devono avvalersi dei servizi Pra (UNASCA_bilancioaci_050614). L’Aci non ha ribattuto, ma si sa che più volte (anche nelle scorse settimane) ha accusato le agenzie di farsi pagare anche più di 100 euro per i loro servigi (anche se onestamente sono anni che non sento parlare di compensi del genere). L’Unasca a sua volta argomenta che ormai le agenzie svolgono spesso un lavoro di digitazione pratiche per la pubblica amministrazione: i collegamenti telematici con gli archivi di Motorizzazione e Pra fanno sì che per immatricolazioni e patenti (salvo casi particolari) i dati vengono digitati appunto dai privati, che dunque lavorano gratis anche per la pubblica amministrazione.
Insomma, una dimostrazione di quanto sia intricato un sistema costruito da decenni e per decenni su incrostazioni, lotte di potere e difesa di rendite, pubbliche e private. Non sarà facile, per Matteo Renzi e Marianna Madia, dipanare la matassa.