Lo dicono tutti, quando c’è un incidente. Ora arriva la conferma scientifica: sulle microcar anche un urto a bassa velocità può essere letale. Lo hanno dimostrato i crash test dell’Euroncap, che per la prima volta hanno riguardato queste vetturette. I primi quattro modelli testati sono stati tutti bocciati, senza distinzioni tra quelli di grandi marchi dell’auto come Renault e quelli di piccoli costruttori specializzati, di maggiore o minore tradizione. Va solo precisato che gli esemplari testati sono della categoria quadricicli, più pesanti rispetto alle microcar più diffuse in Italia (che sono appunto classificate come quadricicli leggeri), ma molto della differenza è divuto al motore e non alla resistenza strutturale del telaio agli urti.
Il problema è che di microcar se ne vendono poche. Troppo poche per giustificare investimenti ed economie di scale come quelle che consentono di costruire auto sempre più sicure. Nemmeno la Renault, con la sua Twizy elettrica, è riuscita a trovare una quadra. Così non c’è proporzione tra il prezzo, non troppo distante da quello di una vettura, e il livello di protezione degli occupanti, molto più basso.
L’Unione europea sorvola, non prescrivendo requisiti di sicurezza più stringenti. La motivazione è che la scarsa diffusione delle microcar fa sì che dal punto di vista statistico gli incidenti che le coinvolgono siano irrilevanti. Però in Italia e Francia le vetturette hanno un po’ più di successo. E a Roma ce n’è una grande concentrazione, per cui il problema è più evidente. Per ora una soluzione non c’è. E dovremo attenderla ancora a lungo.
L’Aci chiede ai costruttori maggiori investimenti. SicurAUTO.it sta lanciando una petizione online per chiedere al ministero delle Infrastrutture e trasporti di fare una legge nazionale che fissi requisiti più severi rispetto a quei poche che impone la Ue: in alcuni campi le direttive europee autorizzano gli Stati ad essere più severi per motivi di sicurezza. Ma qui c’è in ballo un altro principio sacro alla Ue: la libera circolazione dei beni, quindi requisiti nazionali severi sono visti come una barriera al commercio. Ed è ancora fresca la notizia della bocciatura data dalla Corte di giustizia europea a Polonia e Lituania che, proprio per motivi di sicurezza, avevano vietato l’immatricolazione di veicoli con guida a destra.