Truffe contachilometri in tutta Europa: la Fia e il candidato alle elezioni vogliono una banca dati, ma…

Incredibile ma vero: anche le truffe sulle auto usate entrano nella campagna elettorale per le Europee. Ne ha parlato uno dei candidati alla presidenza della Commissione Ue, Guy Verhofstadt, commentando i preoccupanti dati forniti dalla Fia. Una dimostrazione che il problema non è solo italiano, come invece potremmo credere pensando che da noi le revisioni non sono accurate e vedendo quanto poco sviluppato è il nostro mercato dell'usato.

D'altra parte, il problema è stato creato proprio dal fatto che da oltre vent'anni nel commercio siano cadute le frontiere interne nell'Unione ha facilitato le compravendite di veicoli con targa estera: sono aumentati gli acquisti in Paesi esteri, dove però è più difficile per un cliente andare ad indagare su tagliandi, chilometraggio eccetera. Personalmente ricordo il caso di un grosso rivenditore del Bresciano, molto noto a livello nazionale grazie alla pubblicità, che schilometrava sistematicamente vetture comprate a due soldi in Germania. A volte erano compromesse anche in organi meccanici importanti (ricordo un caso di sospensioni spezzate su una supercar come una Bmw 850), quasi sempre erano tanto sfruttate che i sedili dovevano essere rifoderati, in modo da apparire nuovi (oltre che lussuosi, perché usavano invariabilmente la pelle).

La soluzione non è semplice da trovare. La Fia propone di trovarla nella tecnologia: ormai il chilometraggio delle vetture viene trascritto in molte occasioni (perlomeno tagliandi e revisioni), per cui non ci vorrebbe poi troppo a far confluire ogni rilevazione in un database unico. Ma questo presupporrebbe il rilascio di un'abilitazione agli operatori, per potervi inserire i dati: bisogna selezionare chi può mettere mano all'archivio, per evitare che vi vengano immessi dati falsi.

Un'altra soluzione può essere l'obbligo di superare una revisione o comunque un controllo straordinario prima di poter rivendere un'auto. Lo fanno in Francia e Belgio. Ma, visto come si fanno le revisioni in Italia, siamo proprio così sicuri che non si trasformi in una vendita di indulgenze?