Dal 23 marzo obbligo di omologazione per i cerchi, ma quelli falsi o inaffidabili resteranno sul mercato. Ecco come riconoscerli

Ci siamo quasi: dal 23 marzo finirà l'assurdo delle ruote, per le quali non c'è obbligo di omologazione. Il 23 marzo, appunto, entrerà in vigore il Dm 20 del 10 gennaio 2013, che è noto per aver attuato la liberalizzazione del tuning nell'ambito dei sistemi ruota (dopo quella sui freni e in attesa che si arrivi al motore), ma è importante soprattutto perché con l'occasione ha introdotto l'omologazione obbligatoria anche per i cerchi.

In vista di questo, c'è da salutare con soddisfazione la prima omologazione, appena arrivata: viene dalla Oz ( Download Omologazione OZ prima ruota 001 – D), che dimostra di avere i requisiti di qualità e sicurezza che invocò con forza per tutti, quando chiese omologazioni obbligatorie.

Ma tutto questo non deve nascondere il problema dei falsi e dei cerchi di scarsa qualità: continueranno ad essere immessi in commercio perché poi i controlli sono quelli che sono. E, anche se fossero frequenti e stringenti, manca un sistema obbligatorio per le aziende, che le costringa a fornire una tracciatura di ogni esemplare che esce dalle loro linee produttive.

E allora, ecco una miniguida per difendersi, riconoscendo dalle marchiature un cerchio che non ha i requisiti giusti. Per quel che serve: in assenza di un sistema di tracciatura, un falso che sia pericoloso ma che abbia le marcature ben fatte non può essere scoperto da un normale consumatore.

  • Antonio |

    Ci sono cose che si richiamano l’un l’altra e questa storia dell’elusione dell’origine delle merci sebbene sia apparentemente “solo” un fatto fiscale ha dei riflessi sostanziali in termini di sicurezza. Chi imbroglia sull’origine di una ruota (anche se “solo” a fini fiscali) come può assicurarne la tracciabilità che è invece un fatto di sicurezza sostanziale? Viceversa, se vi fosse stata una normativa europea che obbligava all’omologazione dei cerchioni, chi importava doveva (per obbligo) dichiarare chi era il costruttore che (per obbligo) i cui impianti dovevano essere stati certificati da un’autorità europea. A quel punto fare elusione dell’origine sarebbe stato molto più complicato. Ergo, partire dalla sicurezza stradale avrebbe consentito anche di rendere più difficoltoso l’aggiramento degli aspetti fiscali. Questa storia, come tante altre, ci dice che la “sicurezza” è un accessorio del business e non viceversa.

  • magodioz |

    sul giornale scrivono che hanno arrestato anche Bernoni, amministratore di OZ; sul certificato di omologazione Bernoni è qualificato CEO di OZ. L’articolo parla di inchieta per contrabbando e concorrenza sleale. Chi ha parlato per OZ smentendo ogni coinvolgimento? Non vorrei che finisse come per le griffe di abbigliamento, che cercano sempre la produzione al minor costo possibile, anceh cinese, e poi si lamentano se vengono copiate e prodotti simili con il loro marchio vengono vendute a 1/10 del prezzo sulle spiagge e sulle piazze delle città d’arte. e la GDF, pagata da tutti, deve vigilare per tutelare l’interesse di chi producendo a 10 vende a 1000.
    [risponde Maurizio Caprino] L’arresto non risulta.

  • magodioz |

    scusa, non sarà questo il caso, ma a chi falsifica i documenti di importazione della merce cosa vuoi che interessi falsificare delle marchiature?
    [risponde Maurizio Caprino] Certo. Però per fortuna l’imitazione perfetta delle marchiature originali non è proprio alla portata di tutti: ci sono aziende cinesi che vendono roba scadente a prezzi bassissimi e ancora non ci arrivano.

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