Si capiva da subito che il nuovo pacchetto di novità sulla Rc auto appena entrato in vigore col Dl Destinazione Italia avrebbe suscitato molte reazioni: il principio cui si ispira è la forfettizzazione del risarcimento, per cui di fatto mette intere categorie (carrozzieri, medici e periti) in una posizione di dipendenza dalle compagnie assicurative. E infatti, dopo i primi comunicati di protesta (non tanti quanti era lecito attendersi, per la verità), è stata indetta una giornata nazionale di mobilitazione per sabato prossimo, 11 gennaio. Sul Sole 24 Ore di oggi approfondisco un po' i motivi della loro protesta.
Sono tutti contro le compagnie e lamentano che il pacchetto sia troppo sbilanciato verso i loro interessi. Ma anche le assicurazioni stesse hanno qualcosa da lamentare: la norma le obbliga a praticare sconti non inferiori a una certa soglia (per esempio, il 7% a chi accetta di farsi montare la scatola nera), cosa che tarpa la libertà d'impresa. Curiosamente, è la stessa cosa che dicono i carrozzieri contro il risarcimento in forma specifica, fortemente voluto dalle compagnie per tagliare i costi delle riparazioni.
Il fatto è che della libertà d'impresa c'è bisogno come il pane, ma in un sistema dove il consumatore ha la possibilità di giudicare in prima persona il modo in cui ciascuna impresa lavora. Ma, nel caso di una riparazione, che cosa può giudicare un normale cittadino? Quanti sanno capire se una lamiera è stata raddrizzata bene invece di riempire le deformazioni con lo stucco? Quanti riescono a capire se i nuovi pezzi montati dal carrozziere sono davvero di qualità?
Un sistema del genere, prima ancora che di libertà d'impresa, ha bisogno di periti di qualità e fuori dai giochi per fare le valutazioni nell'interesse dei consumatori e per evitare frodi (di carrozzieri e danneggiati) da una parte e ingiustificati risparmi delle assicurazioni dei risarcimenti dall'altra.
Ma chi li pagherebbe? Per le compagnie è più comodo istituire un sistema a forfait, che marginalizza i periti, utilizzandoli solo quando serve all'assicurazione stessa, che li paga quanto vuole per far fare loro ciò che vuole. E non è detto che in queste volontà delle compagnie ci sia una riduzione delle frodi: il sistema attuale del risarcimento diretto è tale da scoraggiare l'attività antifrode sui piccoli sinistri, perché la compagnia che li liquida riceve un rimborso a forfait anche superiore a quanto paga, quindi ci guadagna. In pratica, c'è una camera di compensazione centrale che media tutto, creata su volere dell'Antitrust per incoraggiare (almeno in teoria) la concorrenza, facendo in modo che le compagnie non abbiano l'una i dati sensibili dell'altra. Per funzionare, il sistema deve prevedere il rimborso fisso, indipendente dalla cifra realmente liquidata, che deve restare segreta.
In teoria, il rimborso fisso serviva a fare in modo che la compagnia (che, nel risarcimento diretto, dà i soldi al suo cliente e quindi ha interesse ad accontentarlo, tanto poi viene rimborsata dal sistema) non largheggiasse. Ma questo vale per i sinistri con danni superiori al valore fisso del rimborso: per quelli inferiori, la compagnia incassa più del liquidato. L'esperienza ha dimostrato che quest'ultima circostanza è frequente e porta il sistema ad essere inefficiente, facendo passare qualsiasi risarcimento – anche gonfiato – sia inferiore alla soglia del rimborso fisso.
Se non si metterà mano a questo sistema, gli sconti minimi imposti dal pacchetto Rc auto del Dl Destinazione Italia rischiano di applicarsi a prezzi sempre più alti e dunque di essere inutili. Mi risulta che al ministero dello Sviluppo economico stiano già lavorando a una riforma del sistema, in gran segreto com'è giusto che sia. Non ci resta che augurare loro buon lavoro. Ce n'è bisogno, perché dovranno varare norme davvero decisive per cambiare il sistema, contrariamente a quelle contenute in Destinazione Italia.
Ce la faranno?