Denuncia la camorra in autostrada e il ministero lo ignora. Ma oggi il sottosegretario batte un colpo

Dunque, Filippo Bubbico ha ancora l’uso della parola. Su L’Unità di oggi, il sottosegretario all’Interno (già sottosegretario allo Sviluppo economico e presidente della Regione Basilicata) ha rilasciato una dichiarazione su quei cittadini che hanno denunciato la criminalità organizzata e, non avendo ricevuto protezione dallo Stato, sono costretti a vivere quasi come dei latitanti. Per ironia involontaria, il titolo dell’articolo tratta questi cittadini proprio come se i criminali fossero loro: fa dire a Bubbico che occorre garantire il loro reinserimento nella società.

Il sottosegretario, poi, spiega che le Procure con cui Ciliberto collabora (praticamente giorno e notte, aggiungo) non hanno ancora dato al suo ministero tutti gli elementi per disporre la protezione. Bizzarramente, a me risulta che invece le Procure dicano di aver fatto tutto. Ma questo non è stato oggetto dell’intervista, spero solo per una distrazione o dell’intervistatore o per la sua impossibilità di conoscere a fondo le vicende in questione.

Comunque, prendiamo atto che Bubbico – almeno con il quotidiano più vicino al suo partito – parla. Un mese fa, quando ho chiesto all’ufficio stampa del suo ministero lumi sulla situazione di uno di questi denuncianti, non mi ha fatto degnare nemmeno di una risposta di cortesia. Di cui non mi sarei fatto nulla, beninteso: il mio interesse era spiegare quali intenzioni avesse lo Stato nei confronti di Gennaro Ciliberto, che allo Stato ha dato un po’ d’informazioni sulle infiltrazioni camorristiche nei lavori autostradali. Infiltrazioni che hanno portato a costruire cavalcavia e pensiline di caselli a rischio di crollo.

La storia di Gennaro è l’ennesima che dimostra come in Italia denunciare non convenga. Ci si ritrova a dormire in auto davanti alle caserme, per avere un po’ di protezione indiretta quando si va a testimoniare in una Procura o a partecipare a un processo in cui si è parte lesa. Lasciando barricati in casa i parenti, compresi figli neonati.

Certo, il reinserimento nella società sarebbe il massimo. Ma, sottosegretario Bubbico, saremmo già contenti se raggiungessimo un obiettivo minimale: proteggere chi va protetto, garantendogli di potersi muovere tra un ufficio giudiziario e l’altro, per continuare a dare il suo contributo.

Anche noi daremo il nostro, raccontando tutto ciò che di buono o di cattivo va raccontato.

  • antonio |

    Bhè, alla fine, la sensibilità lucana esce fuori e sono altrettanto sicuro che l’Arch. Bubbico è cosciente della sicurezza delle opere ingegneristiche e, quindi, ha un motivo in più per intervenire. Bravo Maurizio.

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