Nell'asetticità dei contratti tra Comuni e noleggiatori di autovelox, si parla di "atti di vandalismo". Tradotto in pratica, è anche questo.
I buchi che vedete nelle foto sono causati da proiettili. Non è accaduto nei classici paesi dell'interno di Calabria e Sicilia che l'iconografia dei media ci ha mostrato anche con la loro segnaletica sforacchiata. Qui eravamo a Pavia, dove le infiltrazioni della 'ndrangheta non sono certo mancate, ma senza manifestazioni così evidenti di controllo del territorio.
La criminalità organizzata, in ogni caso, non gradisce né gli apparecchi di controllo delle infrazioni né le videocamere di sorveglianza. Lo ha dimostrato, per esempio, sulla statale Domiziana, che attraversa le terre controllate dai Casalesi.
Comunque, non è necessario appartenere alla criminalità per fare cose del genere. Basta avere un'arma, meglio se non registrata: pochi secondi e via, magari di notte in una zona dove non abita e non passa nessuno, quindi niente testimoni. Potendo stare a distanza dalla postazione autovelox, si può anche studiare come non farsi beccare da un'eventuale videocamera di sorveglianza.
Più rischioso è quello che fanno vandali più casarecci, che oscurano gli oblò con la vernice o addirittura forzano il box per rubare o danneggiare l'apparecchio.
C'è chi lo fa per il puro gusto della bravata, chi lo fa per insofferenza ai controlli, magari in un punto dove effettivamente sembrano più vessatori che preventivi. Qualcuno, poi, unisce le due cose.
Infine, capita il "vandalismo indiretto". Quando ci sono impianti con varie connessioni elettriche, rubano i cavi per ricavare rame, prezioso da rivendere. Si fa da anni e si fa ancora, come dimostra l'inseguimento mortale a quattro banditi l'altro giorno sulla Roma-Napoli, dopo un furto avvenuto a Perugia. Capita col Tutor, che viene accecato per mancanza di alimentazione elettrica. O anche ai normali pannelli a messaggio variabile.