A Natale 2011, crollò sull’Autosole a Santa Maria Capua Vetere (Caserta) uno degli enormi portali sospesi sulla carreggiata per segnalare gli svincoli. Un episodio che sembrò subito sospetto. Ora, grazie a un collaboratore di giustizia che attende ancora protezione dallo Stato, sappiamo che era stato costruito e montato da una delle aziende legate a Mario Vuolo, pregiudicato con sospetti legami con lo storico clan camorristico dei D’Alessandro di Castellammare di Stabia (Napoli).
Non era l’unico lavoro che Vuolo ha svolto in autostrada. Negli ultimi anni ha costruito e posato cavalcavia soprattutto in Lazio e Campania (qui c’è anche quello di Tufino sull’A16, voluto dalla Protezione civile perché strategico per far passare i camion impegnati nell’emergenza-rifiuti) e su alcuni Aspi è gia dovuta intervenire per riparazioni urgenti, mentre su altri indaga la magistratura. Così come sul casello di Cherasco (di competenza non di Aspi, ma dell’Autostrada Asti-Cuneo spa), la cui pensilina è crollata sotto il peso della neve.
Vuolo per Aspi ha ristrutturato o ricostruito 15 caselli (completi di portali segnaletici e cavalcavia): per esempio sull’A14 tra Romagna e Marche, sull’A11 a Capannori (Lucca), e sul tratto laziale dell’Autosole (Guidonia e Ferentino). Ha ottenuto queste commesse anche presentando documenti falsi, come un Durc di cui «Il Sole 24 Ore» è in possesso. Irregolarità che si sarebbero potute scoprire facilmente in fase di firma del contratto.
Saranno alcune Procure (tra cui quelle di Roma, Napoli e Firenze) ad accertare se sono state distrazioni volute, come ipotizza il collaboratore di giustizia, che è un ex-dipendente di Vuolo e ha denunciato episodi da cui emergerebbero legami tra il pregiudicato e dirigenti Aspi. Uno di essi è stato in effetti trasferito dall'azienda, in un ruolo più "defilato" presso la controllata, la Sat (che gestisce il corridoio tirrenico toscano).
Nel frattempo, Aspi ha fatto controlli straordinari su tutte le opere realizzate da Vuolo. Con collaudi statici, da cui sono emerse in effetti anomalie. Così è stato chiamato l'Istituto italiano di saldatura, che ora ha rilasciato certificazioni secondo cui le saldature su cui si è intervenuti lo si è fatto a regola d'arte (molandole e rifacendole in atmosfera controllata). Secondo l'azienda, non ci sarebbero stati problemi imminenti e specifici di sicurezza e si è intervenuti solo per ripristinare il valore dell'opera.