Sono due i punti su cui focalizzarci, per capire se e quanto dobbiamo preoccuparci per l'incidente dell'Airbus A-320 Alitalia atterrato senza un carrello ieri sera a Fiumicino:
1. l'esemplare che ha avuto il problema era praticamente nuovo;
2. quel modello è il fulcro della flotta Alitalia (il suo acquisto è stato al centro della maxi-operazione di rinnovo della flotta, che stava mandando in rovina la vecchia Air One di Carlo Toto e Intesa Sanpaolo che l'aveva finanziata, per cui poi nel 2008 Silvio Berlusconi trovò opportuno far confluire Air One nella moribonda Alitalia, poi rilevata nella parte buona dalla fallimentare cordata dei patrioti), per cui oggi chi compra un biglietto dell'ex-compagnia di bandiera ha più possibilità di volare sull'A-320 che su altri aeromobili (possibilità ancora più alte se pensiamo che in flotta ci sono anche gli A-319 e gli A-321, che sono uguali, tranne che per le dimensioni).
Il fatto che l'aereo fosse nuovo ci ricorda che, quando si parla di trasporti pubblici, non conta tanto l'età quanto la manutenzione. E infatti proprio l'A-320 ha sostituito l'Md-80, che l'Alitalia aveva tenuto in flotta per trent'anni senza avere problemi. La questione è tecnica, ma soprattutto economica: un aereo, un treno o una nave costa tanto da comportare un investimento iniziale enorme, che quindi va ammortizzato quanto più a lungo possibile, garantendo poi la sicurezza con un programma di manutenzione severo e profondo ed eventualmente anche con operazioni di "revamping" (rifacimento degli interni e altre parti visibili che siano usurate o non più in linea con le esigenze moderne). Sia pure in misura molto minore, è così anche per gli autobus. E questo è il motivo per cui si sta indagando sulla manutenzione del bus precipitato dal viadotto autostradale Acqualonga (che tra l'altro aveva da poco avuto un "revamping"), per cui non bisogna tanto scandalizzarsi "a prescindere" (come ha invece fatto il ministro – o ex ministro Lupi) se quel mezzo ha percorso quasi un milione di chilometri. In ogni caso, la vera differenza tra la scampata tragedia di ieri sera a Fiumicino e la tragedia vera di Acqualonga è che sulla prima è stata aperta da subito – come da procedure – un'inchiesta tecnica dell'Ansv (Agenzia nazionale per la sicurezza del volo), mentre sulla seconda il ministero di Lupi formalmente non ha mosso un dito.
Quanto al fatto che l'aereo atterrato in emergenza ieri a Fiumicino fosse un Airbus A-320 e sia così diffuso nella flotta Alitalia, va detto che l'Ansv stamattina ipotizza – sia pure con le dovute cautele – che i problemi siano potenzialmente tipici di quel modello. E questo dà un senso alle inchieste tecniche, che hanno anche lo scopo di scoprire difetti potenzialmente pericolosi da risolvere con un richiamo. Lo stesso principio vale anche per i veicoli, ma il problema è che inchieste tecniche in Europa non se ne fanno molte. In Italia non se ne fa praticamente nessuna, certamente non la si sta facendo con i dovuti crismi dell'ufficialità su una tragedia da 40 morti come quella di Acqualonga (a meno di improvvisi sussulti di coscienza di Lupi, magari per salvare la faccia dopo cinque mesi di esperienza governativa che ora sembra al termine). Per fortuna, informalmente il caso di Acqualonga è sotto l'esame anche della Volvo, produttrice del bus. Ma, se ci sarà da fare un richiamo su quel modello di bus, come al solito starà al buon cuore del costruttore e non al potere dell'autorità pubblica. E qualche sospetto che il richiamo sia necessario c'è: l'incidente di Acqualonga è stato scatenato dalla contemporanea avaria di tutti i sistemi frenanti del bus, che invece dovrebbero essere studiati proprio in modo che almeno uno resti comunque funzionante…