L'etilometro è una cosa troppo seria per giocarci: se misura un tasso di alcol superiore al consentito, fa scattare sanzioni pesanti, non di rado anche penali. Senza contare la confisca del veicolo e la revoca della patente, nei casi più gravi. E invece, ora che questo apparecchio ha trovato diffusione tra le forze dell'ordine (dopo le campagne del 2007-2008 contro le stragi del sabato sera), può andare in mano ad agenti superficiali. Così è accaduto che nel Trevigiano un poveraccio è finito sotto processo penale per essere stato trovato in stato di ebbrezza con un etilometro le cui batterie non erano state cambiate nonostante fossero più vecchie di quanto libretto di uso e manutenzione dell'apparecchio prescrive. Inoltre, il test è avvenuto a una temperatura di quattro gradi sotto zero, nonostante lo stesso libretto riportasse chiaramente che i risultati sono affidabili solo nello spettro tra zero e +40 gradi. Peraltro, non è la prima volta che il freddo causa problemi ai controlli antialcol.
Possibile che ora il cittadino, per far valere i propri diritti, debba ingaggiare un avvocato e un consulente di parte? Non sarebbe stato un contenzioso facilmente evitabile con un po' di attenzione da parte dell'organo di polizia? Tanto più che, se poi andate a sentire il ministero delle Infrastrutture, vi dicono che loro nei decreti di omologazione degli apparecchi non abbondano in prescrizioni, perché chi li usa sono agenti che dovrebbero avere una loro preparazione e consultare il libretto d'uso e manutenzione (cui peraltro i decreti fanno spesso rimando).
Il balletto polizie-ministero non riguarda solo gli etilometri, ma un po' tutte le apparecchiature speciali. Ma per gli etilometri è più grave, perché le condizioni di utilizzo sono più limitate e perché già sull'attendibilità di funzionamento di questi strumenti ci sono dubbi pesanti, che non appaiono infondati. Hanno fatto capolino anche in procedimenti giudiziari e potrebbero prima o poi mandare in crisi il sistema.