La realtà sta sempre tra le pieghe delle cose e non nelle presentazioni ufficiali. Quindi bisogna andarsela a cercare. L'ultimo esempio viene dalla relazione al Def, in cui si esagera con gli slogan pubblicitari. Una delle esagerazioni sta in questo passaggio: "E’ prioritario intervenire sul settore stradale, dove l’incidentalità è ancora troppo elevata, provvedendo in particolare alla conversione definitiva del decreto di riforma del Codice della strada".
A parte l'inesattezza sul decreto da convertire (in realtà la riforma dovrebbe sbocciare da un disegno di legge che nei prossimi mesi dovrebbe conferire una delega al Governo per farla), c'è una questione molto più di fondo: siamo davvero sicuri che la priorità sia la sicurezza stradale?
Una riforma promette sempre molto e va bene. Il Def, poche righe sopra, parla anche di risorse manutenzione delle reti (quindi compresa quella stradale), sempre per aumentare la sicurezza. Ottimo. Ma nel documento non c'è una parola su ciò che è accaduto e sta accadendo nelle norme su un settore-chiave della sicurezza delle reti stradali: quello dei guard-rail, fondamentale per quel che tutti abbiamo potuto vedere nella tragedia del bus precipitato dal viadotto autostradale di Acqualonga, facendo 40 morti.
Prima si è approfittato dell'entrata in vigore delle norme europee sui materiali da costruzione anche riguardo alle barriere per sostenere che bastasse il marchio Ce per ritenere che un guard-rail sia a norma anche quando è stato bocciato ai crash-test di omologazione nazionale. Peraltro, proprio rispondendo a un'interrogazione del Parlamento europeo sulla tragedia di Monteforte, il commissario ai Trasporti Slim Kallas ha appena detto che tale marcatura non è obbligatoria (Download Interrogazione UE su incidente Monteforte Irpino e risposta della Commissione Europea).
Adesso si sta cercando di rendere meno severi i requisiti che la normativa nazionale fissa per le barriere: da tempo ci sono fior di riunioni e sedute ufficiali in cui si combatte accanitamente (a dimostrazione che in ballo ci sono tanti soldi).
L'unica speranza è che la tragedia di Acqualonga orienti il dibattito verso la priorità di mantenere requisiti severi. Anzi, di inasprirli ulteriormente e di assicurare controlli effettivi. Altrimenti le 40 vittime del viadotto saranno morte invano.