Possibile che il trascorrere di due settimane, le ferie e il tormentone politico-giudiziario di Berlusconi riescano a far dimenticare ai media una tragedia da 39 morti come quella del bus precipitato dal viadotto di Monteforte e il dramma dei sopravvissuti, per i quali si stanno facendo addirittura delle collette? Me lo ha chiesto ieri Irene Zerbini, che ha deciso di tornare a parlarne stamattina su Radio24, nella sua trasmissione "Spunti di vista". La risposta è che la stampa crede di averci capito abbastanza per archiviare il tutto come un misto "quasi innocuo" di fatalità e italianità. E le istituzioni che invece dovrebbero dire le cose come stanno e tenere alta la guardia fanno di tutto per rimuovere le questioni. Anzi, sviano l'attenzione assieme ad alcuni comunicati di Autostrade per l'Italia.
Così l'opinione pubblica non è messa in condizione di capire che gli incidenti, soprattutto se così gravi, non hanno mai una sola causa. E che tra le due cause principali che sembrano emergere sinora – guasto meccanico e cedimento del guard-rail – la più grave riguarda proprio la barriera.
La conferma di questo sviamento l'ho avuta stamattina in trasmissione, sentendo le opinioni degli ascoltatori e del povero sindaco di Pozzuoli, Enzo Figliolia, che si sta facendo in quattro per aiutare i concittadini coinvolti nella tragedia. E allora mettiamo un po' di ordine nelle cose.
Che il bus abbia avuto un cedimento meccanico appare certo. Altrettanto certo è che i veicoli possono sempre avere di questi cedimenti, mentre meno certo è che tutti questi guasti siano prevedibili ed evitabili facendo corrette revisioni e manutenzioni. Ma, anche dando per scontato che la Motorizzazione abbia promosso un catorcio e che i tagliando siano stati fatti al massimo risparmio (cose che effettivamente accadono non di rado), non caveremmo un ragno dal buco: fare controlli adeguati è pressoché impossibile e anche il proprietario del veicolo non può sapere fino in fondo di che qualità siano i pezzi che gli sta montando il meccanico e se la manodopera sia stata accurata. Senza contare che adesso, nell'indagine giudiziaria sulla tragedia di Monteforte, sarà difficile risalire a come furono fatte la revisione nel marzo scorso e l'ultimo intervento di manutenzione in officina.
Viceversa, i guard-rail stanno tutti lì. Non si muovono e chi ha il dovere istituzionale di controllarli può farlo senza problemi. I controllori sono pochi? Può darsi. Ma allora perché il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi (che ha subito gettao la croce della tragedia addosso al bus e a chi lo guidava), non solleva il problema, invece di citare il "superispettorato" Ivca (Ispettorato di vigilanza concessioni autostradali) come una struttura perfettamente in grado di svolgere i suoi compiti? Qualcosa non torna.
Peraltro, consentitemi una riflessione moralistica. Non si può pretendere che l'aziendina dei fratelli Lametta, con i suoi bilanci magri, mettesse in strada bus perfetti (sui quali peraltro hanno messo in gioco la propria vita gli stessi titolari) se poi il gestore dell'autostrada salta per due volte l'obbligo di rifare i guard-rail in un punto di pericolosità conclamata, nonostante macini profitti su profitti.