Ieri sera, mentre i notiziari si limitavano a dire che il maltempo si era spostato al Sud, centinaia di persone rischiavano la vita. Proprio al Sud e proprio per il maltempo. Viaggiavano sull’autostrada A20 Messina-Palermo, sotto un nubifragio. Vicino allo svincolo di Rocca di Caprileone, hanno trovato un allagamento colossale. Tanto colossale che anche a 80 all’ora e con gomme nuove auto modernissime hanno cominciato a galleggiare come barche. Insomma, ben più di un normale aquaplaning (che per molti è spaventevole già di per sé). La notizia vera è che questo allagamento non ci sarebbe stato se qualcuno si fosse preso la briga di ripulire le canaline di scolo dell’acqua dal fogliame che vi si è accumulato chissà per quanto tempo.
Un’attività di manutenzione banale, la cui omissione ha seriamente rischiato di far morire qualcuno ieri sera. Ovviamente avrebbe dovuto farla il gestore dell’autostrada, cioè il Cas (Consorzio autostrade siciliane), i cui vertici precedenti sono appena stati condannati definitivamente per aver fatto morire quattro persone, precipitate dal viadotto Ritiro di Messina, su cui avevano deciso di lasciare guard-rail vecchi e inadatti.
Se non riusciamo nemmeno a far togliere le foglie dalle canaline, come possiamo “pretendere” che il Cas (finito al centro di varie altre vicende giudiziarie legate ai “carrozzoni” della Regione Siciliana) metta a norma i guard-rail? D’altronde, non ci siamo riusciti nemmeno col più grande gestore del Paese, la ricca e privata Autostrade per l’Italia, che per due volte negli ultimi quattro anni ha omesso di cambiare e montare per bene le barriere del pericolosissimo viadotto Acqualonga sulla A16, da cui domenica 28 luglio è precipitato il bus che ha fatto 39 morti innocenti.
Quante altre canaline sono da ripulire in Italia? E quanti altri viadotti sono da mettere a norma? Belle domande. Eppure la politica pensa ancora se fare o non fare il Ponte sullo Stretto.