Il decreto del fare e la prassi del non fare

E così anche questo governo lancia il suo bravo decreto-legge sulle semplificazioni. Visto che nel testo ci sono anche altri argomenti e – soprattutto – che non passa anno senza che si vari tra gli squilli di tromba un provvedimento semplificatorio, per "battezzare mediaticamente" questo decreto si è rispolverata un'espressione dei tempi d'oro del berlusconismo: il fare. Fare ironia viene spontaneo a tutti, ma qui c'è semplicemente da chiedersi come mai continuiamo a semplificare senza cavare sostanzialmente un ragno dal buco. Un barlume di risposta ce lo può dare la storia di una signora belga innamorata del nostro Paese, che ha deciso di venire a vivere proprio qui, sfidando anche la pessima fama dell'Italia. Sentite come l'abbiamo "premiata" quando è venuto il momento di immatricolare la sua auto in Italia.

La sventurata ha visto fermarsi la sua pratica all'ufficio provinciale della Motorizzazione per due-mesi-due: luglio e agosto dello scorso anno. Il motivo? Semplice: il funzionario era in ferie.

Non dobbiamo cedere alle facili demagogie, secondo le quali bisognerebbe abolire la borbonica prassi della nazionalizzazione dei veicoli che hanno targa comunitaria: le truffe e le irregolarità che riguardano furti, evasioni fiscali e danni da incidenti sono all'ordine del giorno e per ora si possono scoprire solo durante la pratica di nazionalizzazione, che è molto delicata e richiede effettivamente funzionari specializzati come che la povera signora belga ha trovato in ferie (speriamo che in futuro venga dato un ruolo anche ai periti assicurativi, che proprio in questi giorni hanno fatto il loro congresso nazionale proponendo anche uno scambio dati tra i colleghi dei vari Paesi per contrastare le frodi, anche perché con l'aria che tira nella rc auto per quelli di loro che sono davvero tanto professionali da poter contraddire le compagnie c'è sempre meno spazio). Ma non dobbiamo nemmeno cedere al piagnisteo delle pubbliche amministrazioni, secondo le quali se stiamo messi così male la colpa è dei continui tagli dei fondi e del fatto che nei decenni passati sono state assunte tante persone "non tanto capaci" da potergli ora affidare compiti delicati come la nazionalizzazione.

Il punto è che bisogna prendere la realtà per com'è e regolarsi di conseguenza. Dunque, è vero che ci sono i tagli. Ma è altrettanto vero che la tecnologia ha fatto passi da gigante rispetto ai tempi cui risale buona parte delle regole di funzionamento delle pubbliche amministrazioni. E queste ultime ci hanno sempre doviziosamente informati di come si dotavano di tecnologie. Dunque, che le usino bene per far fronte ai tagli.

Nel caso specifico della signora belga, si sfruttino meglio i funzionari capaci, dando loro l'incarico di trattare anche pratiche presentate in altri uffici dove gli specialisti non ci sono o sono in ferie. In fondo, persino le forze dell'ordine chiudono le caserme di notte quando non ci sono uomini per fare da piantone (i pochi che ci sono stanno in pattuglia) e dirottano le chiamate o le citofonate verso una caserma dove il piantone c'è e può dirigere le pattuglie dove servono. Non si capisce perché alla Motorizzazione non si possa fare altrettanto.

O, meglio, si capisce pure. Ma il motivo non è giustificabile: abbiamo un impasto di regole borboniche che ingessano le amministrazioni, senza che i sindacati si ribellino. In fondo, a molti lavoratori fa anche comodo restare ingessati e pazienza se chi vuol lavorare sul serio soffrirà o passerà dalla parte dei fannulloni, con buona pace delle invettive dei ministri più mediatici (vi ricordate Renato Brunetta?) Anche perché i famosi premi di risultato (tanto sbandierati da questi ministri) altro non sono che una distribuzione di soldi senza particolari criteri: giusto ieri sera, un amico che fa il dirigente pubblico mi ha confidato di aver preso 13mila euro di premio che non si aspettava nemmeno lontanamente, perché lui nell'ufficio che dirige risultati particolarmente degni di nota non ne ha visti…

  • Pietro Giustiniani |

    Buonasera, mi chiamo Pietro Giustiniani e sono un perito assicurativo; esercito questa attività dal 1984 nella regione Lazio in qualità di fiduciario di primari gruppi assicurativi e Tribunali. Sono il presidente A.I.C.I.S. (ASSOCIAZIONE ITALIANA CONSULENTI INFORTUNISTICA STRADALE) della mia regione, nonchè membro F.I.E.A. (FEDERAZIONE INTERNAZIONALE ESPERTI D’AUTOMOBILI).
    Ho partecipato al convegno di Milano, da Lei citato in quest’articolo, pertanto ringrazio la Sua testata giornalistica della citazione relativa all’evento. Un maggior approfondimento sui temi trattati nel corso del convegno, tuttavia, potrebbe aiutare i lettori a far luce su quanto la necessità di avvalersi della figura del perito assicurativo, che ha competenze specifiche sulle tematiche degli incidenti stradali, possa contribuire, in questo particolare momento storico, ad una riduzione significativa degli sprechi che questo settore produce ogni giorno.
    Mi auguro che in futuro si possa avere ancora il piacere di leggere suoi articoli su questi argomenti, rendendomi disponibile, se lo riterrà opportuno, per informazioni più dettagliate.
    Grazie ancora e buon lavoro.
    Pietro Giustiniani

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