Speriamo che gli facciano seri accertamenti medici prima di ridargli la patente. Almeno adesso che ha ammazzato un ragazzo che non c'entrava nulla, prendendo contromano la A 27 vicino a Belluno. Perché Florio Mazzucco, persona piuttosto nota nella zona, al momento dell'incidente guidava con tracce di droga in corpo, ma aveva buoni avvocati e periti che sono riusciti a dimostrare che il problema non era quello: semplicemente, di imboccare l'autostrada, sarebbe andato in confusione perché soffre di attimi di questo tipo da anni. Cioè da quando ha riportato un trauma cranico.
Sembra che Mazzucco sia stato trovato positivo alla cannabis non solo all'esame delle urine, ma anche a quello del sangue, generalmente ritenuto più attendibile ma smontato in questo caso da una perizia. Cui il giudice ha creduto, decidendo di condannarlo a una pena mite: due anni e quattro mesi.
Dunque, presto potremo rivedere Mazzucco al volante. Diventa allora fondamentale sottoporlo ai controlli che nessuno gli ha mai imposto dopo il trauma cranico di tanti anni fa, per capire se quel trauma non gli impedisca del tutto di guidare in sicurezza. L'anno scorso, la notizia dell'incidente causato da Mazzucco è finita su tutti i giornali locali, come ora quella della sua condanna. Speriamo che, dopo tutto questo, la Motorizzazione disponga una revisione della patente per quest'uomo.
Poi dovremo chiederci quanti Mazzucco circolano tra noi.
Perché, incredibilmente, per decenni il Codice della strada non ha imposto ai medici di rianimazione di avvisare la Motorizzazione quando qualcuno riporta traumi che gli fanno perdere conoscenza causandogli conseguenze sul sistema nervoso. E, ora che l'obbligo c'è, non è ancora chiaro quanto venga rispettato: siamo nell'era globale, dove spadroneggiano il web e i social network, ma tra soggetti pubblici le informazioni circolano ancora con la tradotta e molti compartimenti restano stagni.