Chi bazzica a Milano sa già tutto dell’Area C: un anno fa, all’esordio di questa tassa d’ingresso al centro della città, il Comune fece una massiccia campagna informativa. I titoloni dei giornali (soprattutto locali) hanno fatto il resto. Ma ci si è dimenticati dei forestieri.
Infatti, l’espressione “Area C” sarà anche simbolica, simpatica e suggestiva, però non è detto che sia conosciuta da tutti: nessun guidatore è tenuto a sapere che cosa sia, perché non è mica contenuta nel Codice della strada e quindi non si studia per ottenere la patente. Questo vuol dire che chi vede disseminati per la città (e senza nemmeno troppo criterio) i tanti cartelli “Area C” può non sapere di cosa si tratti.
Certo, quando poi arriva davvero dove inizia l’Area C, trova anche il regolare segnale di zona a traffico limitato: divieto di circolazione su cartello rettangolare bianco, con una selva di scritte che “spiegano” orari ed esenzioni. Una selva che rende pressoché illeggibile la lettura mentre si guida. E allora servirebbe almeno dipingere un divieto di circolazione sull’asfalto: nudo, crudo e comprensibile subito, costringe perlomeno a fermarsi senza rischiare di incappare nelle telecamere. E invece sull’asfalto ci hanno scritto “Area C”.
Chi è costei? Per un forestiero, la domanda è lecita. Altrettanto probabile è che il forestiero disinformato cerchi di immagine che cosa potrebbe essere e allora può anche pensare che ci siano almeno anche un’Area A e un’Area B.
Pensiero errato. Ma chi glielo spiega?